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‘Derivati’ sul prezzo delle materie prime alimentari: la bolla speculativa sta affamando il terzo mondo

Tre studiosi dello Ucl Centre for International Health presso l’Insitute of Child Health di Londra hanno sollevato sull’autorevole Lancet una questione riferibile apparentemente a una problematica di tipo finanziario, ma in realtà profondamente collegate al tema della nutrizione. Alimentarsi correttamente è un diritto che nei paesi più poveri è sempre più difficile esercitare a causa […]

Tre studiosi dello Ucl Centre for International Health presso l’Insitute of Child Health di Londra hanno sollevato sull’autorevole Lancet una questione riferibile apparentemente a una problematica di tipo finanziario, ma in realtà profondamente collegate al tema della nutrizione. Alimentarsi correttamente è un diritto che nei paesi più poveri è sempre più difficile esercitare a causa dell’aumento dei prezzi dei cibi considerati più comuni, come il riso, il grano, il mais, l’olio di palma. L’accesso a una alimentazione a basso costo è vitale per le economie più deboli perché la malnutrizione ha effetti sulla capacità di lavorare e dunque di generare fatturato. Avere fame, nei paesi poveri, equivale in pratica a condannare intere comunità a essere sempre più povere.
Dietro all’aumento dei prezzi, scrivono su Lancet Noemi Pace, Andrew Seal e Anthony Costello, ci sono sicuramente le invisibili leggi della domanda e dell’offerta e le complesse relazioni tra materie prime apparentemente diverse tra loro. Il prezzo elevato del petrolio induce per esempio a produrre benzina a partire dal mais, che rincara alla pari dell’oro nero. Ma esiste anche un altro fattore, assai più subdolo: la tendenza sui mercati delle commodities a introdurre gli stessi strumenti finanziari ‘derivati’ che stanno provocando un sacco di guai sul mercato immobiliare e nelle borse di tutto il mondo. Gli speculatori non si accontentano più di scambiare lotti di materie prime, ma cominciano a servirsi di futures, opzioni, swap e strumenti puramente finanziari che hanno determinato una ‘bolla’ analoga a quella dei titoli azionari. Non è troppo consolante pensare che prima o poi la bolla scoppierà e i prezzi del cibo crolleranno perché nel frattempo i poveri del mondo faticano a procurarsi da mangiare.
Se il mercato libero non può tollerare barriere artificiali e imposizioni, conclude Lancet, almeno bisognerebbe agire per limitare la libertà di speculazione, che sta assumendo proporzioni anarchiche. In India, per esempio, si studia già la possibilità di vietare le transazioni di derivati su materie prime alimentari.