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Il cadmio va a nozze con gli alimenti

Il gruppo di esperti sulle sostanze capaci di contaminare la catena alimentare riunita nella Autorità europea per la sicurezza alimentare, hanno rivisto al ribasso i limiti fissati per la “dose settimanale ammissibile” del cadmio. Il nuovo limite è di 2,5 microgrammi per chilo di peso corporeo ed è stato stabilito dopo una accurata valutazione degli […]

Il gruppo di esperti sulle sostanze capaci di contaminare la catena alimentare riunita nella Autorità europea per la sicurezza alimentare, hanno rivisto al ribasso i limiti fissati per la “dose settimanale ammissibile” del cadmio. Il nuovo limite è di 2,5 microgrammi per chilo di peso corporeo ed è stato stabilito dopo una accurata valutazione degli ultimi dati sperimentali sugli effetti di questo metallo pesante, che penetra nell’ambiente sia da fonti naturali come le emissioni vulcaniche e l’erosione delle rocce, sia dalle attività industriali e agricole dell’uomo. Il cadmio è presente nell’aria e nell’acqua e da qui può accumularsi nelle piante e negli animali che se ne cibano. La sostanza è ritenuta pericolosa soprattutto per la funzionalità renale ma può avere un ruolo nel processo di decalcificazione delle ossa ed è stato classificato tra gli elementi cancerogeni.
Gli alimenti rappresentano la principale fonte di esposizione al cadmio per la popolazione di non fumatori e si deposita in misura maggiore nei cereali e nei loro derivati, in verdure, noci e legumi, nelle radici amidacee e nelle patate, come pure in molti prodotti a base di carne, con alte concentrazioni riscontrate nelle alghe, nel pesce e nei frutti di mare, o nei funghi, ma questi ultimi alimenti sono considerati meno influenti perché consumati in quantitativi minori. Il gruppo che ha ridotto i valori considerati di rischio ha tuttavia precisato che anche nella popolazione esposta a valori superiori ai 2,5 microgrammi/chilo, il rischio per la salute è molto remoto. La dose settimanale è infatti stata calcolata non sulla base di una precisa correlazione con danni renali veri e propri, ma su un indicatore precoce di alterazione della funzionalità, intervenendo sul quale è possibile evitare patologie conclamate. il cadmio resta in ogni caso una sostanza da evitare.