Lotta continua (al peso eccessivo)
Un regime di dieta può avere un certo effetto sul breve termine in caso di obesità ma i vantaggi di un corretto regime alimentare sul lungo periodo devono ancora essere dimostrati. Lo scrive la pubblicazione scientifica Archives of internal medicine nel numero di fine luglio. Il problema, sostiene la rivista, non è legato alle nostre abitudini alimentari e all’assunzione di calorie, che non è cambiata di molto negli ultimi cento anni. A essere radicalmente cambiato è il consumo di calorie, che non vengono più bruciate come una volta a causa delle profonde modifiche subite dai nostri comportamenti nelle case e sul posto di lavoro. Si fa meno fatica e quello che mangiamo si trasforma in grasso.
Ma le indagini approfondite sulle persone che nell’arco di cinque o più anni hanno registrato forti cali ponderali dimostrano la necessità di affiancare la dieta con un regime comportamentale di alto consumo energetico. Gli Archives pubblicano per esempio i risultati di una ricerca quantitativa che giunge a un risultato draconiano: perdere peso in modo sostenibile nel tempo comporta un esercizio fisico in grado di assicurare duemila kilocalorie bruciate ogni settimana. Una soglia che gli stessi ricercatori giudicano irrealistica da implementare. È molto improbabile che un individuo normale sia in grado di esercitarsi quotidianamente su archi di tempo pluriennali. Così gli studiosi di Archives hanno preso in esame le possibili alternative, giungendo alla conclusione che anche forme di esercizio più blande possono bastare. Camminare a una velocità di 1 km e mezzo all’ora durante la giornata di lavoro aiuta per esempio a bruciare in un’ora 125 calorie.
Il traguardo delle duemila calorie può essere raggiunto, ma si devono adottare strategie basate su periodi di esercizio vero e proprio e un’insieme di norme di comportamento in casa, scuola e lavoro che prevedano la possibilità di muoversi anche mentre svolgiamo le nostre normali attività.
