Mangiare di notte? Meglio evitare!
A cura di Stefano Parini
Alimentazione sana potrebbe significare non solo “quello che” mangiamo e “quanto” mangiamo, ma anche “quando” mangiamo!
La spaghettata di mezzanotte? I bomboloni caldi mangiati con gli amici al termine di una lunga serata? Il pasto a metà turno del lavoratore notturno? Potrebbero rivelarsi abitudini non del tutto innocue per la nostra salute, anche per il rischio diabete, purtroppo…
È quanto sembra suggerirci uno studio secondo il quale un’alimentazione rigorosamente diurna, che rispetti il fisiologico ritmo circadiano, previene quella sorta di “pre-diabete” che può minacciare le persone che lavorano di notte.
Il lavoro con turni notturni è molto diffuso in diversi servizi e settori, perché ottimizza esigenze di flessibilità e di produttività. In Europa interessa circa il 17% della forza lavoro, ma tale percentuale è probabilmente superiore nei paesi in via di sviluppo/emergenti. Per ovvi motivi questi ritmi di lavoro alterano profondamente il “ritmo circadiano”, cioè quell’orologio interno che regola l’alternanza sonno-veglia, e che lavora in modo ottimale quando di giorno si lavora e si mangia, mentre di notte si riposa e si digiuna.
L’alterazione di questo ritmo ha importanti ripercussioni anche sul metabolismo. E dati epidemiologici mostrano come il lavoro con turni notturni sia associato a un aumento del rischio di obesità, diabete e malattia cardiovascolare. Si ritiene che ciò sia conseguenza non solo del dormire e mangiare sempre in orari non fisiologici per il regolare ritmo circadiano, ma vi sia anche una correlazione con il consumo di diete di bassa qualità, modelli alimentari irregolari, comportamenti dannosi per la salute come il fumo, oltre che per la stessa deprivazione di sonno. Da alcuni anni poi sappiamo che mangiare a tarda notte è associato a un aumento del rischio di diabete tipo 2, anche se non è ancora chiaro quale sia il meccanismo intrinseco. Comunque, è ormai dimostrato come l’assunzione di cibo di notte abbia effetti negativi sul metabolismo degli zuccheri.
Lo studio in questione ha analizzato 19 giovani sani (12 uomini e 7 donne) simulando per 2 settimane un lavoro a turni notturni, e correlando l’andamento circadiano di alcuni parametri come glicemia, temperatura corporea e due ormoni, l’insulina e il cortisolo. I dati raccolti confermano quanto già noto, e cioè che il mangiare di notte determina un “disallineamento” dei vari ritmi circadiani, il che porta a un’alterazione della tolleranza allo zucchero. Ma lo studio va oltre, dimostrando come gli stessi lavoratori notturni, quando seguono un’alimentazione rigorosamente diurna, vedono regredire quelle alterazioni del metabolismo degli zuccheri.
Quindi, se è vero che il lavoro notturno riduce la tolleranza allo zucchero del nostro organismo, non consumare cibo di notte può evitare che ciò accada.
Insomma, durante il lavoro notturno sarebbe meglio non mangiare: per cui è bene che chi lavora di notte mangi sempre con la luce del sole. E sembra ragionevole pensare che questo possa valere anche per chi di notte non lavora, ma si diverte… e mangia.
Daytime eating prevents internal circadian misalignment and glucose intolerance in night work
ScienceAdvances 2021 Dec 3;7(49):eabg9910