Niente zucchero nell’insalata
Su Diabetes Care è stata pubblicata una ricerca mirata a stabilire la prevalenza di diabete di tipo 2 in persone che seguivano diversi tipi di dieta vegetariana, ponendola a confronto con le percentuali in persone non vegetariane. La popolazione presa in esame comprendeva 22.400 uomini e 38.500 donne che avevano partecipato a un’indagine svolta tra il 2002 e il 2006 sullo stato di salute della comunità religiosa degli Avventisti del Settimo giorno, una denominazione nota per la sobrietà dello stile di vita e per il rispetto di norme alimentari contrarie all’uso di carne.
L’indice di massa corporea è risultato essere più basso nei vegani (coloro che oltre a carne e pesce hanno abolito dalla loro dieta anche uova, latte, latticini e tutti gli alimenti di origine animale) (23,6 kg/m2) e incrementalmente più elevato nei latto-ovo-vegetariani (25,7) nei pesco-vegetariani (26,3), nei semi-vegetariani (27,3) e nei non vegetariani (28,8). La prevalenza del diabete di tipo 2 è aumentata dal 2,9% al 7,6% dai vegani ai non vegetariani, mentre il tasso di incidenza è risultato intermedio in chi consuma insieme ai vegetali anche latticini e uova (3,2%) o pesce (4,8%) o segue regimi semi-vegetariani (6,1%). Dopo i necessari aggiustamenti per età, sesso, origine etnica, livello di istruzione, reddito, attività fisica svolta, tempo trascorso davanti alla televisione, abitudini di sonno, uso di alcol e indice Bmi, i vegani registrano un fattore di rischio inferiore, relativamente al diabete tipo 2, rispetto a tutte le altre categorie di alimentazione. Inoltre, la media di indice di massa corporea inferiore dimostra che il vegetariano è sensibilmente meno esposto al rischio di obesità.