Prima colazione all’italiana o all’inglese? Questo è il dilemma…
A cura di Stefano Parini
1° agosto 2023 (Gruppo ComunicAzione) – Come affermano le linee-guida CREA del 2018, per una sana alimentazione “chi abitualmente fa la prima colazione ha un profilo metabolico migliore per quanto attiene al rischio cardiovascolare e allo stato di salute e benessere generale dell’individuo”. Sotto il profilo metabolico è quindi bene non trascurare l’importanza di una buona prima colazione, abitudine questa diffusa purtroppo anche fra i più giovani.
Ma cosa mangiare a colazione?
In Italia il primo pasto del mattino è tipicamente “dolce”, ricco in carboidrati, cioè in zuccheri: per chi lo consuma al bar è il classico cappuccino e cornetto, mentre per i più casalinghi può voler dire latte, caffè, fette biscottate, pane, marmellata, yogurt, frutta. Nei paesi anglosassoni e mitteleuropei è invece consueto assumere al mattino prodotti “salati” come prosciutto, pancetta, formaggio, uova, a prevalente contenuto di grassi e proteine.
Ora, per chi ha problemi con la glicemia, quale tipo di colazione preferire?
A questo interessante quesito ha cercato di rispondere un gruppo di studiosi canadesi della University of British Columbia Okanagan con uno studio pubblicato recentemente sull’American Journal of Clinical Nutrition. Il risultato? Iniziare la giornata con un pasto a basso contenuto di zuccheri aiuta a controllare la glicemia durante tutto il giorno, riducendo episodi di iperglicemia franca.
Per raggiungere tali conclusioni i ricercatori hanno studiato per 3 mesi 121 persone, divise in due gruppi, a cui veniva suggerita una prima colazione di uguale contenuto calorico (450-465 kcal), ma diversificata come contenuto in carboidrati: prevalente (56 g carboidrati, 20 g proteine, 15 g grassi) oppure ridotto (8 g carboidrati, 25 g proteine, 37 g grassi), peraltro con varietà nelle scelte specifiche dei cibi giorno per giorno.
I dati raccolti hanno documentato che mentre non emergevano differenze nei due gruppi per peso corporeo, circonferenza addominale, BMI, vi era una riduzione dei livelli di glicemia intesa sia come HbA1c (seppur ai limiti della significatività statistica) sia della variabilità glicemica in chi assumeva una colazione a basso contenuto in carboidrati. Inoltre, questo stesso gruppo tendeva ad assumere meno carboidrati nel resto della giornata, quasi che il tipo di cibo assunto a prima colazione possa avere un qualche impatto sulle abitudini alimentari quotidiane.
Dunque, questo studio suggerisce che iniziare la giornata con una colazione a basso contenuto in carboidrati possa aiutare a controllare la glicemia e l’assunzione di zuccheri nel corso di tutta la giornata nelle persone che vivono con il diabete tipo 2.
Speriamo che ulteriori studi non confermino questi dati, perché allora per qualcuno potrebbe voler dire – non senza qualche nostalgia: “Goodbye cappuccino, egg and bacon welcome”!
Impact of a Low-Carbohydrate Compared with Low-Fat Breakfast on Blood Glucose Control in Type 2 Diabetes: A Randomized Trial
Am J Clin Nutr 2023 Jul;118(1):209-217