Quanto costa il diabete? Nemmeno gli economisti lo sanno
Quanto costa il diabete? La vera notizia è che non lo sappiamo. Cittadini, governi e autorità europee non dispongono di dati coerenti e credibili sui costi reali diretti e indiretti della patologia metabolica più seria e diffusa on Europa.
Questa in sintesi l’affermazione contenuta in Diabetes expenditure, burden of disease and management in 5 EU countries, edito questo gennaio da un gruppo di ricercatori della London School of Economics. La più qualificata università economica europea ha raccolto tutto il materiale prodotto da medici, epidemiologi ed economisti sanitari in 5 Paesi dell’Unione: Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna e sostanzialmente ha dovuto allargare le braccia.
Già i dati relativi all’incidenza del diabete mostrano incredibili variazioni: si va dal 4,8% dell’Italia all’8,9% della Germania. Lo stesso vale per i costi diretti del diabete. In Italia la singola persona con diabete costava nel 2010 al Servizio Sanitario nazionale 2756 euro: solo 814 per le medicine e 373 per le visite e le cure effettuate in ambulatorio ma 1569 per le cure effettuate in ospedale. In Francia e Regno Unito il costo è doppio: circa 5450 euro, in Germania triplo, in Spagna pari alla metà.
E’ chiaro che variazioni di questo tipo possono essere dovute solamente a criteri disomogenei di contabilizzazione. Ma gli esperti della London School of Economics riescono comunque a trarre delle conclusioni: è chiaro, scrivono che i costi diretti di gestione del diabete (medicine, presidi, visite ambulatoriali) sono assai moderati. In Italia la spesa in farmaci prescritti a persone con diabete è stata di 2,34 miliardi dei quali solo 490 milioni per farmaci mirati al controllo della glicemia e quasi 2 miliardi per il trattamento di altri aspetti della sindrome metabolica (pressione alta, colesterolo e trigliceridi alti ecc.).
Quello che incide davvero sui costi è la gestione delle complicanze. In Italia i costi diretti per la cura del diabete sono stati nel 2010 di quasi 8 miliardi di euro, 4,5 miliardi dei quali (il 57%) dovuti a ospedalizzazioni.
Ai costi diretti si affiancano i costi indiretti assai mal calcolati nei vari Paesi. Cosa si intende per costi indiretti? Molte cose, alcune facili da calcolare come le giornate di lavoro ‘perse’ per le necessità della cura o per fasi difficili della malattia. Secondo gli studi di LSE in Italia lavorano 1,33 milioni di persone con diabete, e quelle con complicanze i in media devono assentarsi dal lavoro per 33 giorni l’anno con un costo in termini di mancata produttività di 8 miliardi.
A questo si aggiungono i prepensionamenti (quando erano possibili). Si stima che in Italia 645 mila persone siano andati in pensione prima del previsto con un costo per la collettività di 9,5 miliardi. Limitate invece le invalidità per diabete (100 milioni, ma la somma è probabilmente sottostimata).
In totale si parla per la sola Italia di 17 miliardi di costi indiretti. Non bisogna essere economisti sanitari per vedere subito le voci che mancano in questi conti: il tempo impiegato dalle famiglie per la cura della persona con diabete (adulti che si licenziano o passano al part time per curare figli o genitori, giornate di lavoro perse per seguire le emergenze o le visite o le necessità di cura dei pazienti). Sfuggono poi le spese affrontate privatamente ad esempio per calzature ortopediche diverse da quelle ‘passate’ dalla mutua e per tutti i presidi richiesti dalle invalidità.
Paradossalmente nessuna contabilità calcola i costi delle morti precoci di adulti magari ancora in età lavorativa sia in termini di costi materiali per le famiglie sia in termini di mancato apporto della persona alla produzione materiale e sociale collettiva.
Sulla base dei dati rilevati nei 5 paesi considerati i costi generati dal diabete sarebbero di 198 miliardi annui. Diviso per 21 milioni di persone con diabete questo significa 9 mila euro annui per ogni persona con diabete, 27 miliardi per l’Italia.
La realtà probabilmente è diversa, ben oltre i 10 mila euro dei quali lo ricordiamo solo mille per la normale gestione del diabete stesso.
Eppure un sistema sanitario alla ricerca di ‘tagli’ sembra volersi concentrare su questo aspetto della spesa, non aumentando il numero di diabetologi a fronte di una vera epidemia di diabete e lesinando su presidi e farmaci.
Gli esperti della London School of economics oltre a raccomandare una più realistica considerazione dei costi diretti e indiretti del diabete e consigliare uno scambio di esperienze fra i Paesi dell’Unione europea vedono nella prevenzione la chiave di volta di una riduzione nei costi sociali ed economici del diabete.
Prevenzione significa ridurre la probabilità di sviluppare il diabete o comunque ritardarne l’insorgenza, diagnosticarlo per tempo (e non come ancora accade quando le complicanze si sono già affacciate) e seguirlo al meglio.
Il libro consiglia di concentrare le campagne di comunicazione e di screening sulle popolazioni a rischio (persone sovrappeso ad esempio o con familiarità per diabete), incoraggiando l’inserimento dell’esercizio fisico nella attività quotidiana e affiancando ai medici esperti non medici quali dietisti e psicologi che possono – a costi ragionevoli – dare un aiuto importante alle persone alla ricerca di un buon controllo glicemico e più in generale di una accettabile salute.