Questioni di stile
Dodici anni fa sono apparsi su Diabetes Care i primi risultati dello studio del medico cinese Da Qing sulla prevenzione del diabete tipo 2 negli adulti affetti da sindrome Igt (alterata tolleranza al glucosio). Lo studio fu tra i primi a dimostrare che la modificazione dello stile di vita attraverso un regime alimentare controllato e un l’incremento dell’attività fisica porta a una significativa riduzione delle percentuali di evoluzione della Igt verso il diabete conclamato. Le ricerche originarie erano partite nel lontano 1986, con la selezione di un campione di circa 600 persone e la creazione di un gruppo di controllo e tre di intervento (sola dieta, sola attività fisica e associazione delle due). A distanza di sei anni, i ricercatori avevano osservato livelli di riduzione dell’incidenza di diabete pari rispettivamente al 31, 45 e 51%.
Recentemente, un gruppo guidato dal professor Guangwei ha reso noto i risultati ottenuti nel follow up a vent’anni di distanza e il gruppo di intervento coordinato continua a mostrare significative differenze nelle percentuali di incidenza riferite al gruppo di controllo. Chi si muove e si alimenta correttamente, ha il 43% di fattore di rischio in meno (nel follow up a vent’anni il 7% del gruppo di intervento aveva sviluppato il diabete tipo 2 contro l’11% del gruppo di controllo). Non è invece stato possibile determinare una significativa differenza statistica per le percentuali di rischio che riguardavano le patologie vascolari e la mortalità, ma secondo i ricercatori l’incertezza è dovuta al modo in cui era stato costruito il campione in origine.
L’esito ottenuto dai ricercatori cinesi è stato confermato anche in un secondo studio, questa volta finlandese, appena apparso nel quadro del Finnish Diabetes Prevention Study. Qui i ricercatori avanzano anche l’ipotesi che l’assenza di significatività statistica potrebbero anche essere legati al tipo di intervento effettuato sugli individui sottoposti a regime dietetico e aumento dell’attività fisica, nonché sui possibili ritardi temporali di questo intervento. Azioni, concludono gli scienziati finnici, che sarebbero probabilmente ancora più efficaci se svolte anche sulla popolazione di persone che mantengono un corretto metabolismo del glucosio.