Dapagliflozin riduce gli episodi di fibrillazione atriale in soggetti con diabete tipo 2 ad alto rischio cardiovascolare
A cura di Eugenio Alessi
17 febbraio 2020 (Gruppo ComunicAzione) – Il diabete mellito e alcune condizioni ad esso frequentemente associate – quali obesità, ipertensione arteriosa, malattia renale cronica e scompenso cardiaco – si associano ad aumentata incidenza di fibrillazione atriale (FA) e flutter atriale (FLA). I farmaci SGLT2-inibitori, in aggiunta all’effetto ipoglicemizzante, hanno dimostrato di ridurre il peso corporeo, la pressione arteriosa, il rischio di eventi cardiovascolari maggiori in pazienti con pregresso evento e il rischio di ospedalizzazione per scompenso cardiaco, e di rallentare la progressione della malattia renale cronica.
Il trial randomizzato e controllato DECLARE-TIMI 58 ha valutato efficacia e sicurezza dell’SGLT2-inibitore dapagliflozin in una popolazione di oltre 17.000 pazienti con diabete tipo 2 e multipli fattori di rischio cardiovascolare o malattia aterosclerotica accertata, mostrando come il trattamento con dapagliflozin abbia ridotto, rispetto al placebo e in aggiunta a terapia standard, l’incidenza dell’outcome composito morte cardiovascolare e ospedalizzazione per scompenso cardiaco del 17%, risultando non inferiore riguardo agli eventi cardiovascolari maggiori.
Obiettivo di questa post-hoc analysys dello studio DECLARE-TIMI 58, condotta da Thomas A. Zelniker (Cardiovascoular Division, Brigham and Women’s Hospital and Harvard Medical School, Boston, MA; USA) e colleghi, recentemente pubblicata su Circulation, è stato quello di investigare l’effetto di dapagliflozin sull’incidenza e sul numero totale di eventi di FA e FLA. A tal fine, gli eventi sono stati identificati dal database degli eventi avversi del trial, ulteriori analisi di sensibilità sono state effettuate includendo solo gli eventi classificati come seri, solo gli episodi che hanno portato a ospedalizzazione e solo gli episodi non preceduti o seguiti, nell’arco di 14 giorni, da ospedalizzazione per scompenso cardiaco. Sono stati utilizzati modelli di regressione di Cox e modelli negativi binomiali per valutare l’effetto del trattamento con dapagliflozin.
Durante il follow-up mediano di 4,2 anni si sono verificati 769 episodi di FA/FLA. Il trattamento con dapagliflozin ha ridotto il rischio di primo evento di FA/FLA del 19% (264 vs. 325 eventi, HR 0,81, IC 95% 0,68-0,95, p = 0,009), in maniera coerente anche restringendo l’analisi agli eventi classificati come seri e agli eventi che hanno portato a ospedalizzazione. Il trattamento con dapagliflozin ha inoltre ridotto il numero totale degli eventi di FA/FLA (337 vs. 432 eventi, HR 0,77, IC 95% 0,64-0,92, p = 0,005). Nell’analisi per sottogruppi l’effetto del trattamento è risultato significativo e coerente indipendentemente dalla presenza o assenza di storia di FA/FLA al basale (HR 0,79, IC 95% 0,58-1,09 e HR 0,81, IC 95% 0,67-0,98 rispettivamente, p per interazione = 0,89), dalla presenza di malattia cardiovascolare accertata (p per interazione = 0,72) o dalla storia di scompenso cardiaco (p per interazione = 0,88). Non vi era inoltre alcuna modifica dell’efficacia legata al sesso, alla storia di ictus ischemico, all’HbA1c, all’indice di massa corporea, alla pressione arteriosa o al filtrato glomerulare.
Gli autori concludono affermando che i risultati dello studio dimostrano, per la prima volta, un effetto favorevole del trattamento con un SGLT2-inibitore sull’incidenza di FA e FLA in pazienti con diabete tipo 2, in maniera indipendente dalla precedente storia di FA/FLA, di malattia aterosclerotica accertata o di scompenso cardiaco. I meccanismi alla base di tale effetto sono potenzialmente molteplici, dall’effetto natriuretico, diuretico ed emodinamico di tali farmaci che potrebbe incidere sulla dilatazione atriale e sul rimodellamento cardiaco, agli effetti su pressione arteriosa, peso corporeo, stress ossidativo e alla riduzione del grasso epicardico.
Anche se questi dati così interessanti provengono da un trial randomizzato e controllato ben caratterizzato, occorre tenere presente che si tratta di una post-hoc analysys su un outcome non prespecificato dello studio. Sono pertanto necessari dati che confermino tale riscontro in trial più specifici, nonché studi meccanicistici che possano aiutare a comprendere meglio gli effetti cardiaci di questa classe di farmaci.
Circulation 2020 Jan 27. doi: 10.1161/CIRCULATIONAHA.119.044183. [Epub ahead of print]
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