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Diabete tipo 2: rischio inferiore con digiuno intermittente e alimentazione nelle prime ore della giornata

Punti chiave

Domanda: Nelle persone con diabete tipo 2 che caratteristiche deve avere il “digiuno intermittente” più efficace?

Risultati: L’alimentazione a tempo limitato è una forma di digiuno intermittente che prevede una finestra alimentare giornaliera più breve (4-10 ore) in linea con i ritmi circadiani. Tale approccio, aggiunto alla restrizione calorica, non ne ha migliorato gli effetti su composizione corporea, lipidi ematici e parametri glicemici, mentre si è dimostrato più efficace se attuato in versione “precoce”, ovvero limitando l’assunzione di cibo fra le ore 7 e le 15, quindi con periodi di digiuno di 14-16 ore.

Significato: Il digiuno intermittente fornisce uno stimolo maggiore rispetto alla restrizione calorica per alterare le vie di segnalazione dei nutrienti, il metabolismo lipidico e la sensibilità all’insulina. Sono necessarie ulteriori ricerche per verificare se gli stessi benefici si riscontrano con una finestra alimentare leggermente più lunga, in modo da rendere la dieta maggiormente sostenibile a lungo termine.


A cura di Gemma Frigato

24 aprile 2023 (Gruppo ComunicAzione) – Gli interventi dietetici che comportano una moderata restrizione calorica (RC) sono una strategia consolidata per la gestione del peso e riducono il rischio di sviluppare il diabete tipo 2 per oltre 10 anni. Tuttavia, un’area di ricerca emergente riguarda il ruolo dell’orario dei pasti e del digiuno prolungato nell’estendere i benefici per la salute della restrizione calorica.

In una revisione generale delle metanalisi Il digiuno intermittente, definito come un periodo di digiuno intervallato da giorni di alimentazione ad libitum, è risultato essere un’alternativa equivalente alla restrizione calorica per il calo ponderale e gli esiti di salute valutati nello stato di digiuno.

L’alimentazione a tempo limitato è emersa come una nuova forma di digiuno intermittente che prevede una finestra alimentare giornaliera più breve (4-10 ore) in linea con i ritmi circadiani. Questo approccio, aggiunto alla restrizione calorica, non ne ha migliorato gli effetti su composizione corporea, lipidi ematici e parametri glicemici, mentre si è dimostrato più efficace se attuato in versione “precoce”, ovvero limitando l’assunzione di cibo fra le ore 7 e le 15, quindi con periodi di digiuno di 14-16 ore.

In uno studio pubblicato di recente su Nature Medicine i ricercatori hanno valutato il digiuno intermittente abbinato all’alimentazione precoce a tempo limitato, consentendo il consumo del 30% del fabbisogno energetico prima delle ore 12 e seguito da un periodo di digiuno di 20 ore in tre giorni non consecutivi alla settimana, rispetto alla restrizione calorica e a un gruppo sottoposto a cure standard (opuscolo con i consigli delle linee-guida, senza consulenza o sostituti del pasto) in soggetti adulti ad alto rischio di sviluppare il diabete tipo 2.

Confronto fra due diversi approcci dietetici
Lo studio in aperto, randomizzato e controllato, fra settembre 2018 e maggio 2020 ha coinvolto 209 partecipanti (57% donne, età di 58 ± 10 anni, BMI di 34,8 ± 4,7 kg/m2), 85 dei quali (40,7%) sono stati assegnati all’alimentazione precoce a tempo limitato, 83 (39,7%) alla restrizione calorica e 41 (19,6%) alle cure standard per 6 mesi, seguiti da 12 mesi di follow-up.

L’outcome primario era la variazione dell’area glicemica sotto la curva (AUC) in risposta a un test di tolleranza al pasto misto al sesto mese con l’alimentazione precoce a tempo limitato rispetto alla restrizione calorica.

Maggiori benefici con digiuno e alimentazione precoce
I risultati, in linea con quelli degli studi precedenti, hanno mostrato un’efficacia simile del digiuno intermittente e della restrizione calorica riguardo a peso corporeo, massa grassa, glucosio a digiuno e insulina.

La tolleranza al glucosio è migliorata in misura maggiore con alimentazione precoce a tempo limitato rispetto alla restrizione calorica (-10,10 vs 3,57, p = 0,03) al mese 6 indipendentemente dal calo ponderale, che potrebbe indicare maggiori miglioramenti nella sensibilità all’insulina, ma tali differenze si sono perse al mese 18.

Sono inoltre state osservate maggiori riduzioni degli acidi grassi non esterificati a digiuno, a suggerire maggiori miglioramenti nella sensibilità all’insulina del tessuto adiposo che potrebbero anche ridurre i lipidi ectopici e aumentare l’assorbimento periferico del glucosio.

Gli eventi avversi sono stati transitori e generalmente lievi. Le segnalazioni di fatigue erano più elevate con l’alimentazione precoce a tempo limitato rispetto agli altri due approcci dietetici, mentre le segnalazioni di costipazione e cefalea erano più elevate con l’alimentazione precoce a tempo limitato e con la restrizione calorica rispetto alle cure standard.

Conclusioni
Riassumendo, i risultati di questo studio si aggiungono al crescente numero di evidenze che indicano che l’orario in cui si consumano i pasti e i consigli sul digiuno estendono i benefici per la salute di una dieta ipocalorica, indipendentemente dalla perdita di peso, un fattore che potrebbe essere influente nella pratica clinica.


Nat Med 2023 Apr;29(4):963972

PubMed


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