Effetti persistenti di un controllo glicemico intensivo sulla retinopatia nel diabete tipo 2: lo studio ACCORD Follow-On
A cura di Enrico Pergolizzi
12 settembre 2016 (Gruppo ComunicAzione) – Lo United Kingdom Prospective Diabetes Study (UKPDS) ha dimostrato che il controllo intensivo sia glicemico che della pressione arteriosa (PA) (<150/85 mmHg) rallenta la progressione della retinopatia diabetica nelle persone affette da diabete tipo 2 (DMT2) di nuova diagnosi. Gli effetti benefici del controllo glicemico sulle complicanze microvascolari si sono mantenuti anche 10 anni dopo la fine dello studio. Allo stesso modo, il Diabetes Control and Complications Trial (DCCT) ha dimostrato che il controllo glicemico intensivo per circa 6,5 anni era efficace nel ridurre il rischio di progressione della retinopatia diabetica nelle persone con diabete tipo 1 e che il beneficio persisteva per almeno 10 anni. Lo studio Fenofibrate Intervention and Event Lowering in Diabetes (FIELD) ha rilevato che il fenofibrato riduce la progressione della retinopatia nelle persone con DMT2 e ha una azione positiva sui fattori di rischio per eventi cardiovascolari.
Più recentemente, l’Action to Control Cardiovascular Risk in Diabetes (ACCORD) Eye Study ha dimostrato che sia il controllo glicemico intensivo sia il trattamento con fenofibrato riducono la progressione della retinopatia e i fattori di rischio cardiovascolare aggiuntivi nelle persone con DMT2, mentre la riduzione della pressione sistolica (<120 mmHg) non ha apportato alcun beneficio ulteriore rispetto a valori tensivi più elevati (<140 mmHg).
Dopo il completamento dell’ACCORD, i partecipanti allo studio sono stati invitati a partecipare a un follow-up successivo per valutare se gli effetti benefici del controllo glicemico intensivo e del trattamento della dislipidemia con fenofibrato sulla progressione della retinopatia persistevano al di là della sperimentazione clinica. L’ACCORD (2003-2009) ha randomizzato i partecipanti con DMT2 a un trattamento intensivo o standard per la glicemia (HbA1c <6,0% [42 mmol/mol] vs. 7,0-7,9% [53-63 mmol/mol]), per la pressione arteriosa sistolica (<120 vs. 140 mmHg) e per la dislipidemia (fenofibrato [160 mg] più simvastatina o placebo più simvastatina).
I partecipanti all’ACCORD Eye Study, un sottogruppo di 2856 soggetti che non erano mai stati sottoposti a sedute di fotocoagulazione laser o vitrectomia per la retinopatia diabetica proliferante e che avevano un esame del fundus oculi al basale e annualmente, sono stati riesaminati nell’ACCORD Follow-On (ACCORDION) Eye Study (2010-2014), 4 anni dopo la fine dello studio; i risultati di tale analisi sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Diabetes Care.
L’outcome misurato era la progressione della retinopatia diabetica di tre o più livelli sulla scala dell’Early Treatment Diabetic Retinopathy Study. I soggetti valutati nell’ACCORDION Eye Study sono stati 1310; i risultati mostrano che la retinopatia diabetica è progredita nel 5,8% dei soggetti che erano stati trattati con un trattamento glicemico intensivo rispetto al 12,7% con un trattamento standard (odds ratio aggiustato [aOR] 0,42, IC 95% 0,28-0,63, p <0,0001), nel 7,5% dei soggetti con un trattamento intensivo della PA vs. il 6,0% del trattamento standard (aOR 1,21, IC 95%0,61-2,40, p = 0,59) e nell’11,8% dei trattati con fenofibrato rispetto al 10,2% di quelli con placebo (aOR 1,13, IC 95% 0,71-1.79, p = 0,60).
In conclusione, il trattamento glicemico intensivo ha continuato a produrre benefici e ridurre la progressione della retinopatia diabetica anche dopo la conclusione del trial di intervento, nonostante livelli simili di HbA1c. Per contro, i benefici del trattamento con fenofibrato non si sono confermati e il controllo intensivo della PA non ha avuto alcun effetto.
Diabetes Care 2016;39:1089-100
AMD segnala articoli della letteratura internazionale la cui rilevanza e significato clinico restano aperti alla discussione scientifica e al giudizio critico individuale. Opinioni, riflessioni e commenti da parte degli autori degli articoli proposti non riflettono quindi posizioni ufficiali dell’Associazione Medici Diabetologi.