“Fare di più non significa fare meglio”: le prime 5 pratiche ad alto rischio di inappropriatezza proposte da AMD
a cura di Maria Franca Mulas Per il Gruppo AMD: Diabetologia misurata
16 maggio 2016 (Gruppo ComunicAzione) – Negli ultimi anni, per coniugare la qualità delle cure con l’esponenziale incremento del consumo di risorse causato dall’andamento sempre più costoso della tecnologia sanitaria, si è sviluppato da un lato un esteso quadro normativo sia nazionale sia regionale, dall’altro una sempre maggior attenzione ai principi della buona pratica. Il tema conduttore è se i modelli concettuali di riferimento siano sostenibili e quanto confliggano con la crisi economica in atto, con i modelli organizzativi tradizionali, con i trend demografici ed epidemiologici. La sostenibilità in medicina può essere riferita a una sanità capace di lottare contro la parcellizzazione, gli sprechi, l’inappropriatezza, la demotivazione, il disincanto, il burn-out. E’ opinione di molti autori che l’aumento delle capacità del sistema sanitario per convertire le risorse in valore, la riduzione degli sprechi, l’aumento dell’efficienza dei servizi insieme a prassi d’alleanza medico-paziente possa facilitare la sostenibilità della sanità pubblica (1).
La Conferenza Stato-Regioni (2), nell’intesa sul nuovo Patto per la Salute per gli anni 2014-2016 (3), afferma una serie di riferimenti strategici d’indirizzo che vale la pena di conoscere, in particolare è posto l’accento sulla necessità di un potenziamento della governance della sanità per assicurare equità, universalità e uniforme e appropriata fruibilità dei LEA. Per partecipare a tale impegno, che non è più rinviabile, il mondo della diabetologia dovrà certamente potenziare il sapere tecnico-scientifico, ma soprattutto quello della clinical governance.
L’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e tutti i diabetologi a livello nazionale o locale hanno il dovere di offrire proposte e attuare comportamenti che rendano sostenibile il modello teorico del Chronic Care. In questo solco, che anche AMD con il lavoro di questi anni ha contribuito a tracciare, si sviluppa il progetto NICE (Need Is Core of Effectiveness).
Due termini oggi rappresentano una specie di mantra in sanità: sostenibilità e appropriatezza, e numerose sono le entità che provano a declinarli nella realtà italiana. AMD e i suoi gruppi di lavoro “Outpatient”, “Inpatient”, “Appropriatezza, terapia personalizzata”, “ComunicAzione”, “Clinical governance”, caratterizzano la loro azione nel descrivere proposte tecniche e organizzative competenti, trasparenti, fondate su dati, riguardo ai setting di cura ambulatoriale e di ricovero ospedaliero, alla pratica del monitoraggio domiciliare della glicemia, alla terapia.
In Italia, il movimento Slow Medicine propone numerose iniziative per promuovere una medicina sobria, rispettosa e giusta capace di misurabilità e sostenibilità. All’interno dei gruppi di lavoro AMD è nata l’esigenza di avere un insieme di persone che agiscano in modo trasversale nei gruppi NICE. Nasce così il gruppo “Diabetologia misurata” per lo sviluppo di un’assistenza diabetologica sostenibile con proposte organizzative e tecniche competenti, responsabili, trasparenti, misurabili, ma anche misurate, in senso “slow”.
Nel gruppo “Diabetologia misurata” si è pensato di agire sostenendo l’adesione di AMD al movimento scientifico “fare di più non significa fare meglio” di Slow Medicine, che ispirandosi al progetto Choosing Wisely, prevede l’identificazione di 5 pratiche ad alto rischio di inappropriatezza. I diabetologi del gruppo insieme ai loro consulenti, tra cui Antonio Bonaldi, presidente di Slow Medicine, e in collaborazione con i gruppi AMD “Outpatient” e “Inpatient” hanno condiviso in un forum comune una sequenza di attività inappropriate, sostenute da una letteratura di riferimento, secondo il format Slow Medicine. Sono state descritte in totale quindici attività cliniche che sono state valutate con il metodo della “scelta pesata”. In questo modo è stata costruita una graduatoria che ha permesso di identificare le cinque pratiche a maggior rischio.
La seconda parte del lavoro comporterà un confronto con le associazioni dei pazienti diabetici per la “traduzione” del testo in un linguaggio più laico e la stesura di una guida che faciliti la comprensione dei motivi per cui la pratica è stata giudicata inappropriata. Siamo consapevoli che ci saranno discussioni sulle scelte operate, sia tra i diabetologi sia tra i pazient,i e per questo è stata avviata una survey per conoscere le opinioni, l’accettazione e le difficoltà di applicazione nella prassi clinica. L’eco mediatica (4,5) davvero sorprendente che ha avuto la pubblicazione delle cinque pratiche deve far riflettere tutti i diabetologi: perché il cammino verso un’assistenza sanitaria sempre più appropriata e misurabile è irreversibile, pena la minaccia alla sostenibilità dell’attuale modello assistenziale diabetologico.
1) N Engl J Med 2012;366:782-3
AMD segnala articoli della letteratura internazionale la cui rilevanza e significato clinico restano aperti alla discussione scientifica e al giudizio critico individuale. Opinioni, riflessioni e commenti da parte degli autori degli articoli proposti non riflettono quindi posizioni ufficiali dell’Associazione Medici Diabetologi.