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Il cibo è sacro

In occasione del Salone del Gusto/Terra Madre, svoltosi a Torino dal 23 al 27 ottobre, AMD ha partecipato alla manifestazione intervenendo in alcune tavole rotonde che hanno affrontato il rapporto tra cibo e malattia: Giorgio Grassi ha affrontato i problemi connessi con l’alimentazione in ospedale, mentre il nostro presidente Adolfo Arcangeli ha affrontato il rapporto tra stile di vita e sviluppo del diabete. Le tavole rotonde hanno suscitato vivo interesse con numerosi interventi da parte di una platea internazionale. Vi segnaliamo inoltre con grande soddisfazione un intervento di Marco Comoglio nel contesto di un report dal Salone presentato nel TG 3 nazionale.

Luca Richiardi, infine, ci fa condividere una tavola rotonda sulla sacralità del cibo che ha visto la partecipazione di Carlo Petrini, Enzo Bianchi e Satish Kumar: si tratta di argomento inusuale che ci può dare un’immagine diversa del cibo e che pensiamo valga la pena di esplorare.

Buona lettura

La redazione di infodiabetes

 

 

Il Salone del Gusto 2008 si è chiuso con una conversazione sul cibo e i suoi significati culturali. Moderatore, lo stesso Presidente di Slow Food, Carlo Petrini, e ospiti per il contraddittorio sono stati padre Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, in provincia di Biella, e Satish Kumar, direttore didattico dello Schumacher College di Dartington, in Gran Bretagna, monaco induista all’età di 9 anni, che in tre anni ha percorso 15mila chilometri a piedi in Asia scoprendo la “chimica dell’ospitalità”.

 
C. Petrini

Si è trattato di un dibattito dai risvolti antropologici e filosofici sui significati del cibo e dell’alimentazione, osservandoli da due punti di vista diversi: quello della cultura occidentale-cristiana e quello della culturale orientale-induista. A legare questi padre Bianchi e Kumar, oltre alla profonda conoscenza delle religioni, è l’amicizia per Ivan Illich, scrittore e teologo austriaco controcorrente, che ha saputo coniugare spiritualità e impegno sociale, creando il concetto di “convivialità” contrapposto alla produttività.

Petrini ha aperto con un tema a lui sempre caro: quello della “schizofrenia” della civiltà attuale, soprattutto in campo alimentare: “produciamo cibo per 12 miliardi di persone, il doppio della popolazione mondiale, ma quasi un miliardo di individui soffre la fame”. In Italia poi, dai vari supermercati ogni giorno vengono buttate via 4 tonnellate di alimenti perfettamente edibili. In sintesi, ha detto Petrini, negli ultimi cinquant’anni si è passati da “una cultura di rispetto verso il cibo a una deriva consumistica,” e il concetto fondamentale di una “civiltà consumistica è quello di consumare sempre di più”: è così che gira l’economia, anche a costo di sprecare, e “ognuno può rendersene conto, andando a verificare quanti alimenti scaduti giacciono dimenticati nel proprio frigorifero o nella propria dispensa”. E’ andato smarrito il concetto del cibo come “alimento” che permette la vita transitando direttamente a quello di cibo inteso come “carburante” dell’organismo che deve essere consumato, bruciato. Tutto ciò, però, ci ha fatto perdere altri significati fondamentali del cibo-alimentazione, ovvero il valore della condivisione, della convivialità: e non solo in senso alimentare, ma anche e soprattutto come stile di vita o metodo di stare al mondo. Si è perso cioè,  ha detto Petrini “il significato di sacralità del cibo”.


Padre Bianchi
 

Ma che cosa è “sacro”?
Padre Bianchi ha chiarito la definizione di “sacro”: per la teologia, è ciò che è stato tolto al profano per dedicarlo al Dio. Esiste però, ha ricordato, un altro concetto di sacro derivante dall’antropologia e dalla filosofia: “sacro è tutto ciò che merita rispetto, che ha un valore, qualcosa di cui si deve tenere conto come la patria, il diritto, i genitori, il cibo…”. E’ su questo significato laico del “sacro” che si è sviluppato il dibattito.

La situazione attuale
Padre Bianchi ha lamentato la deriva consumistica attualmente in corso, fortemente marcata dalla perdita di sacralità per il cibo e l’alimentazione. “Una volta” ha detto, “il cibo era scarso e per questo aveva un valore. Oggi, per noi, vi è ampia scelta e abbondanza di alimenti e quindi possiamo permetterci il lusso di sprecarlo. E d’altra parte se il cibo è diventato un carburante, in quanto tale, se in eccesso, possiamo gettarlo”. Senza contare l’altra faccia dell’abbondanza e dello spreco: il cibo come gratificazione alle nostre derive psichiche, bulimia e anoressia prime di tutte.

 
S. Kumar

“Le cose però non vanno bene nemmeno nelle culture orientali” ha chiarito Satish Kumar. “Negli ultimi decenni anche qui abbiamo assistito ad una trasformazione del cibo in un bene di consumo. Indotta dell’industria alimentare moderna e favorita dagli incentivi dati agli agricoltori per distruggere i loro prodotti allo scopo di introdurre quelli importati o monoculture da sementi delle multinazionali dell’industria agroalimentare occidentale. Gli esiti? Disastrosi sullo stile di vita, alimentare ed economico, della popolazione”.

L’antica saggezza alimentare
Eppure non è sempre stato così: superproduzione, spreco, dimenticanza. La memoria, è stato detto da Petrini, ci dice che gli esempi non mancano da entrambe le parti. Padre Bianchi ha ricordato la Regola di san Benedetto sul cibo, centrata sulla “misura” del cibo: “Al di fuori della misura vi è solo l’imbarbarimento delle abitudini alimentari”. Poi la preghiera: che non ha un significato esclusivamente religioso, “perché pregare prima di iniziare a cibarsi non significa solo ringraziare per il nutrimento che ci viene dato ma soprattutto quello di riflettere sul cibo e di prendere le distanze dal cibo stesso”. E prendere le distanze dal cibo significa: “Essere più consapevoli, relazionarsi con il cibo, prendersi delle responsabilità verso di esso, saper condividere, imparare a mangiare bene”.

Riflettere per poter pensare alla cultura del cibo e ai significati che stanno dietro al cibo, ovvero alla convivialità: “infatti è dal rapporto con il cibo, dallo insieme mentre ci si ciba, che sono nati la cultura e il linguaggio”. Stare bene a tavola insieme vuol dire comunicare, e la convivialità è un modo importante per parlare e comunicare.

Un esempio importante è quello del “rito dell’aperitivo con brindisi”, che – ha detto padre Bianchi – è una “grazia laica fatta ad un pasto, in quanto coinvolge tutti i nostri sensi”: da quello del tatto, per la sensazione data dal calice tenuto in mano, alla vista, apprezzando le caratteristiche del liquido contenuto, passando per l’olfatto, apprezzandone l’aroma, e il gusto, ovviamente, ma anche l’udito, per il cin-cin rituale.

Anche la cultura orientale possiede una sua mistica riguardante il cibo, ha raccontato Satish Kumar, “incentrata sul culto del dio Krsna che ogni mattina conduce al pascolo le vacche sacre, le munge, produce latte, yogurt e burro ed alla sera le riconduce alla stalla”. Nella cultura induista il “prendersi cura della terra, del bestiame e della preparazione del cibo è una cosa talmente importante che viene effettuata perfino dalle stesse divinità” e che in questo modo “danno contemporaneamente l’esempio all’uomo, sottendendo contemporaneamente un altro significato, ovvero che la spiritualità è all’interno della nostra stessa vita quotidiana”.

Tale principio è peraltro stato rinnovato e perseguito dal mahatma Gandhi, ha ricordato Kumar, il quale “preparava con le proprie mani il proprio cibo e che ricordava come la terra è di per sé molto generosa donando cibo a sufficienza per tutti purché non si diventi troppo avidi”. La malnutrizione, da ribadito Kumar, non esiste: “Avete mai visto un melo negare un frutto a qualcuno o chiedere la carta di credito? Provate invece a entrare in un supermercato e pretendere una mela senza pagarla: vi cacceranno, salvo poi sprecarne in abbondanza. Il cibo in natura non è né discriminazione, né spreco. Oggi invece è così. Gli economisti hanno creato la ‘paura della scarsità’, che in natura non esiste: il seme è il simbolo dell’abbondanza per eccellenza, perché in potenza diventerà frutto e nutrirà”.

Cosa significa in sintesi “la sacralità del cibo”?
Lo ha chiarito padre Bianchi: “La sacralità è porci delle domande sul cibo, è imparare a mangiare bene e con equilibrio perché noi siamo ciò che mangiamo. Il cibo quindi è vita e la vita è sacra”. Ma, ha concluso padre Bianchi, “stiamo vivendo in un momento di gravi crisi: economica, energetica, alimentare. Siamo coscienti che in queste crisi sono implicate la scienza e la moderna tecnologia”.

Sarebbe però sciocco criminalizzare la scienza e la tecnologia. “Allora è importante porci un’ultima domanda: come conciliare le discipline filosofiche con la scienza e la tecnologia?”.

La cultura orientale offre una sua risposta, ha detto Satish Kumar: “Per noi induisti la scienza, la tecnologia, la filosofia o le teologie, non sono di per sé né buone né cattive, dipende sempre da quali applicazioni se ne fanno o da quali strade percorrono. D’altra parte abbiamo sotto i nostri occhi oggi numerosi esempi di come scienza e tecnologia possano avere aspetti positivi e di aiuto all’umanità, o per altro verso distruttivi. Anche l’economia può determinare uno sviluppo o una grave crisi. E da ultimo, le religioni possono avere aspetti salvifici verso il pensiero umano, o presentare aspetti totalmente negativi e distruttivi con l’integralismo religioso”.

Risultato: c’è un elemento che deve sempre affiancare tutte queste discipline: “E’ la saggezza, è l’etica, affinché possano guidarle verso valori positivi per lo sviluppo dell’umanità”.

In conclusione?
Più che contrapposizioni di punti di vista differenti, il dibattito è stato un discussione su una complementarietà di idee, una sostanziale sintonia, segno forse che la cultura del cibo è in qualche modo universale, un valore legato all’umanità stessa. Sta quindi a noi riscoprirlo, recuperarlo e imparare a rispettarlo.