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Il diabete in testa: impatto del compenso glicemico e di altri fattori modificabili sull’insorgenza del declino cognitivo

Punti chiave

Domanda: Il diabete tipo 2 si associa a un aumentato rischio di sviluppare demenza vascolare e non vascolare e malattia di Alzheimer. Che impatto hanno il controllo glicemico e altri fattori modificabili sullo sviluppo dei diversi tipi di declino cognitivo?

Risultati: In uno studio osservazionale di coorte veniva, oltre che confermata una maggiore insorgenza di demenza in un numeroso campione di soggetti diabetici paragonato a un gruppo di controllo di soggetti non diabetici, posto un chiaro nesso relazionale fra controllo glicemico e altri fattori modificabili quali pressione arteriosa e peso corporeo e l’insorgenza di demenza declinata in tutti i suoi sottotipi. La relazione emersa era particolarmente forte con la demenza vascolare.

Significato: I dati in letteratura sono oggi sufficientemente consistenti per poter considerare il declino cognitivo come una complicanza tardiva del diabete. Se al fine di prevenire le complicanze classiche micro- e macrovascolari il compenso glicemico e il controllo di altri fattori di rischio modificabili come profilo lipidico, pressione arteriosa e peso corporeo sono l’obiettivo primario dell’assistenza diabetologica, sino a oggi non vi erano dati di letteratura disponibili per porre quantomeno in relazione uno scadente controllo glicemico e l’insorgere del declino cognitivo. Il presente studio ha il pregio si descrivere con chiarezza tale relazione e di consegnarci il compito di profilare una assistenza diabetologica efficace al fine di prevenire anche questa nuova emergente complicanza, caratteristica delle popolazioni di età più avanzata.


A cura di Fabrizio Diacono

28 marzo 2022 (Gruppo ComunicAzione) – È noto che i soggetti affetti da diabete siano gravati da una ridotta spettanza di vita. Il progresso nella qualità e nella precisione degli interventi terapeutici in ambito diabetologico garantisce oggi migliori tassi di sopravvivenza, ma espone al contempo le persone affette da diabete al rischio di sviluppare comorbilità caratteristiche dell’età avanzata: una fra tutte la demenza declinata nei suoi diversi sottotipi. Inoltre, il diabete di per sé rappresenta un chiaro fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di tali patologie esponendo i soggetti che ne sono affetti a tassi di prevalenza statisticamente superiori ai non diabetici. Se numerosi studi osservazionali retrospettivi di coorte o prospettici hanno chiaramente evidenziato tale nesso, a oggi nessuno studio ha valutato l’impatto dei fattori modificabili, primo tra tutti il compenso glicemico, nell’insorgenza della demenza e dei suoi diversi sottotipi.

In uno studio osservazionale retrospettivo di coorte, pubblicato su Diabetes Care, sono stati esaminati i dati estratti dal Swedish National Diabetes Register che raccoglie le cartelle elettroniche del 90% circa delle persone diabete tipo 2 (DT2) in Svezia. Ogni soggetto è stato appaiato e confrontato a 4 soggetti non diabetici estratti dallo Swedish Total Population Register in base a età e sesso (gruppo di controllo). I dati sono stati arricchiti da quelli provenienti da altri registri di popolazione amministrativi ed epidemiologici. Per ogni paziente venivano individuate variabili socioeconomiche e cliniche al fine di determinare l’impatto sulle diverse diagnosi di demenza.

In un campione di 378.299 persone (età media 64 anni, 55% uomini) con (DT2) e di 188.6022 controlli abbinati per età e sesso, durante un periodo di osservazione di circa 7 anni, in 11.508 soggetti con DT2 e in 52.244 controlli veniva posta la diagnosi di demenza. Confrontati con i controlli, le persone con diabete mostravano un rischio aumentato del 34% di sviluppare demenza vascolare (HR 1,34 [IC 95% 1,28, 1,41]), e un 10% di rischio additivo per demenza non vascolare (HR 1,10 [IC 95% 1,07, 1,13]). Il rischio di sviluppare malattia di Alzheimer era del 6% inferiore nelle persone con diabete (HR 0,94 [IC 95% 0,90, 0,99]), riduzione di rischio giustificata da una minore sopravvivenza delle persone con DT2 e una conseguente minore possibilità temporale di sviluppare la malattia di Alzheimer.

Lo studio mostrava una correlazione lineare tra livelli medi di HbA1c e rischio di sviluppare declino cognitivo. L’associazione più significativa si rilevava nell’insorgenza della demenza vascolare: i soggetti con HbA1c media >87 mmol/mol confrontati con quelli con HbA1c <52 mmol/mol mostravano un 93% di incremento di rischio per demenza vascolare a fronte di un 67% per demenza non vascolare e un 35% per malattia di Alzheimer. Fra le altre variabili cliniche che più impattavano sulla diagnosi di demenza vascolare vi erano, in ordine di peso statistico: la pressione diastolica e quella sistolica, gli anni di malattia diabetica, il BMI e il filtrato glomerulare. Per la demenza non vascolare erano impattanti: età, BMI e anni di malattia diabetica. Per la malattia di Alzheimer: età, BMI e pressione sistolica. Un impatto statisticamente meno rilevante veniva evidenziato per il profilo lipidico, la presenza di albuminuria, il fumo di sigaretta e il grado di istruzione.

Confermando i rilievi già noti da pregresse osservazioni, questo studio ha confermato che il diabete è un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di demenza vascolare e non vascolare. L’impatto di variabili cliniche modificabili su questo nesso non era a oggi noto. La presente osservazione condotta su un campione estremamente significativo di soggetti, ha per la prima volta descritto una relazione lineare tra l’HbA1c media osservata nell’arco temporale di 7 anni e il rischio di insorgenza di declino cognitivo, relazione particolarmente forte per la demenza vascolare. Non solo: altri fattori modificabili – come pressione arteriosa e BMI – hanno dimostrato di avere un impatto sui diversi sottotipi di declino cognitivo.

Questi dati possono essere di spunto per la nostra pratica clinica che, nel quotidiano obiettivo di ricondurre a target parametri come HbA1c, pressione sistolica e peso corporeo, può essere volta non solo alla prevenzione delle complicanze micro- e macrovascolari, ma anche a garantire ai nostri pazienti l’integrità delle funzioni cognitive anche in età più avanzata.


Diabetes Care 2022;45(3):634-41

PubMed


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