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Il pioglitazone previene l’ictus in pazienti con recente TIA o ictus ischemico: l’analisi secondaria dello studio IRIS

A cura di Alessandra Clerico

20 novembre 2017 (Gruppo ComunicAzione) – L’insulino-resistenza può essere definita un fattore di rischio per ictus e infarto miocardico, è pressoché sempre presente in pazienti affetti da diabete mellito tipo 2 ma lo è anche in circa il 50% dei pazienti non diabetici che hanno avuto un evento ischemico cerebrale. La presenza di insulino-resistenza incrementa il rischio di eventi vascolari verosimilmente a causa dell’associazione con l’ipertensione arteriosa, l’iperglicemia, l’iperinsulinemia, la dislipidemia, la disfunzione endoteliale, la diatesi trombofilica, l’infiammazione e l’aumentata reattività piastrinica. E nonostante seguano una terapia specifica e ottimizzata, i pazienti con ictus ischemico o attacco ischemico transitorio (transient ischemic attack, TIA) presentano un rischio più elevato di sviluppare nuovi eventi vascolari.

Il trattamento dell’insulino-resistenza rappresenta una possibile strategia terapeutica da utilizzare in aggiunta alle più consolidate terapie dopo un evento ischemico cerebrale.

Lo studio IRIS (Insulin Resistance Intervention after Stroke), pubblicato sul NEJM nell’aprile 2016 (1), ha dimostrato che il pioglitazone, farmaco insulino-sensibilizzante, ha ridotto il rischio dell’outcome composito di ictus o infarto miocardico tra i pazienti non diabetici con resistenza all’insulina e recente ictus o TIA. Il recentissimo studio di analisi secondaria dell’IRIS (2), utilizzando i criteri aggiornati alla consensus del 2013 per l’ictus ischemico, si è invece posto l’obiettivo di esaminare l’effetto del pioglitazone sull’ictus ischemico come singolo outcome.

I partecipanti allo studio erano stati randomizzati a ricevere pioglitazone (45 mg/die) o placebo entro 180 giorni da un evento ischemico cerebrale classificato come ictus ischemico o TIA e sono stati seguiti per un massimo di 5 anni. Un comitato indipendente, non a conoscenza del trattamento assegnato, ha valutato tutti i potenziali risultati relativi all’ictus. Il momento del primo evento ischemico cerebrale è stato comparato sia per gruppo di trattamento, sia complessivamente e sia per tipo di evento (ischemico o emorragico), utilizzando l’analisi di sopravvivenza e i modelli di rischio proporzionale di Cox.

Tra i 3876 partecipanti allo studio IRIS, con età media di 63 anni e dei quali il 65% era di sesso maschile, sono stati osservati 377 eventi ictali in 319 partecipanti su un follow-up mediano di 4,8 anni. Il pioglitazone è stato associato ad un rischio ridotto per qualsiasi tipo di evento ischemico cerebrale a 5 anni (8,0% nel gruppo in trattamento vs. 10,7% per il gruppo placebo; HR: 0,75, IC al 95% 0,60-0,94, p = 0,01). Il pioglitazone ha ridotto il rischio di ictus ischemico (HR: 0,72; IC al 95% 0,57-0,91; p = 0,005) ma non ha avuto alcun effetto sul rischio di eventi emorragici (HR: 1,00, IC al 95% 0,50-2,00, p = 1,00).

Gli Autori concludono che il pioglitazone, in quanto farmaco insulino-sensibilizzante, si è dimostrato efficace per la prevenzione secondaria dell’ictus ischemico in paziente non affetti da diabete mellito ma con insulino-resistenza.


1) N Engl J Med 2016; 374:1321-31

PubMed

2) Circulation. 2017 Oct 30. pii: CIRCULATIONAHA.117.030458. doi: 10.1161/CIRCULATIONAHA.117.030458. [Epub ahead of print]

PubMed


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