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Il ruolo protettivo degli SGLT2i dopo insufficienza renale acuta

Punti chiave

Domanda: Gli SGLT2i si associano a una riduzione della mortalità e degli eventi avversi renali e cardiovascolari nei pazienti con diabete tipo 2 e insufficienza renale acuta?

Risultati: In uno studio di coorte condotto su oltre 10.000 pazienti con diabete tipo 2 e insufficienza renale acuta, l’impiego di SGLT2i in terapia si associa a una riduzione significativa della mortalità e di eventi renali e cardiovascolari maggiori.

Significato: I benefici noti di protezione cardiorenale associati alla terapia con gliflozine sembrano essere non solo confermati, ma in qualche modo amplificati nei pazienti con pregressa insufficienza renale acuta.


A cura di Marcello Monesi

15 gennaio 2024 (Gruppo ComunicAzione) – Gli SGLT2 inibitori (SGLT2i) hanno dimostrato di avere benefici cardiovascolari e renali, riducendo il rischio di eventi avversi cardiovascolari, di scompenso cardiaco e di progressione dell’insufficienza renale cronica.

Recentemente, alcuni studi hanno esplorato il potenziale ruolo protettivo degli SGLT2i nei pazienti con insufficienza renale acuta (AKD, acute kidney disease), condizione caratterizzata da una rapida riduzione della funzione renale, spesso associata a ipoperfusione renale, ischemia e danno tubulare, che comporta un aumentato rischio di mortalità, di insufficienza renale cronica e di eventi cardiovascolari. Fra questi, uno studio retrospettivo condotto da un gruppo di ricercatori taiwanesi, recentemente apparso su JAMA Open, si è proposto di chiarire l’associazione fra l’impiego di SGLT2i e outcome cardiorenali in pazienti con pregressa AKD.

Tale studio di coorte ha analizzato dati di oltre 230.000 pazienti (età media 67,1 ± 16,4, 48% F) con pregressa AKD. Tra questi sono stati selezionati 5319 pazienti che assumevano SGTL2i e confrontati con un gruppo di controllo estratto con la tecnica del propensity score matching che, come è noto, permette di selezionare una popolazione con caratteristiche sovrapponibili a quelle del gruppo di studio.

Gli outcome primari analizzati sono stati la mortalità e gli eventi renali (MAKE, major adverse kidney events) e cardiovascolari maggiori (MACE, major adverse cardiovascular events). Nei soggetti analizzati, i pazienti in terapia con SGLT2i presentavano, dopo AKD, un rischio significativamente minore di mortalità (AHR 0,69, IC 95% 0,62-0,77), di MAKE (AHR 0,62, IC 95% 0,56-0,69) e di MACE (AHR 0,75, IC 95% 0,65-0,88). Le sottoanalisi confermavano il ruolo protettivo associato alla terapia con gliflozine anche nei pazienti non ipertesi, con insufficienza renale cronica avanzata e fra coloro che non assumevano altre terapie ipoglicemizzanti.

Numerose sono le ipotesi che avvallano un ruolo protettivo degli SGLT2i nei pazienti con AKD, tuttavia l’impiego di tali terapie in acuto potrebbe avere anche effetti avversi (ipovolemia, ipotensione, chetoacidosi). Ulteriori ricerche, in particolare trial clinici randomizzati, sono necessarie per chiarire il ruolo di questi farmaci in acuto e per definire i criteri di selezione e monitoraggio dei pazienti candidati a riceverli.


JAMA Netw Open 2024; 7(1):e2350050

PubMed


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