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La legge 115-87: ancora attuale?

Per i cittadini e gli operatori sanitari che riferiscono le problematiche rispettivamente della loro vita biologica edella loro vita professionale ad una patologia cronica come il diabete mellito (DM), sapere di essere, in qualche modo, tutelati e organizzati da una precisa Legge dello Stato è una ricchezza della quale malvolentieri si farebbe a meno.

La legge 115 del marzo 1987 è, ad oggi, in Italia, l’unica che ha come oggetto l’assistenza di cittadini affetti da una patologia cronica; non esistono norme legislative assimilabili per altre condizioni morbose croniche, a forte impatto sociale, come ad esempio le sindromi asmatiformi, l’ipertensione arteriosa, le patologie degenerative delle articolazioni ecc.

In 10 articoli, in una prosa particolarmente scorrevole e piana se paragonata alle consuete astruseformule legislative, vengono affrontati i vari temi della gestione del diabete: epidemiologia e clinica, i programmi di prevenzione, le strutture dove deve essere curato, la formazione degli operatori sanitari, l’educazione dei cittadini con DM, le certificazioni di idoneità fisica per i lavoro, le patenti di guida, il ruolo delle associazioni di volontariato e da ultimo, anche se per un intervallo estremamente limitato(un triennio, dalla promulgazione) la copertura finanziaria della Legge stessa.

Noi medici, i nostri “team” professionali, ma anche i cittadini con tale patologia, sanno bene che dall’articolato della 115, in questi anni, è germogliata una massa di norme soprattutto applicative a livello delle Regioni e delle Provincie autonome, che hanno reso possibile il crearsi di un sistema di assistenza diabetologica diffuso su tutto il territorio nazionale, in modo però non uniforme né tale da creare i presupposti per poter calare in questo sistema in modo immediato dei programmi implementati di prevenzione primaria soprattutto per il DM di tipo 2, quale quelli che possono ritenersi utili al fine di contrastare l’ epidemia del terzo millennio, richiamata dagli studi prospettici della OMS.

Gli attuali modelli assistenziali, nella fotografia scattata in occasione della raccolta dati che ha preceduto il Rapporto Sociale 2003 di AMD, si configurano come una catena di strutture solo in parte autonome, in maggior parte allocate sul territorio, capaci di coprire in modo accettabile la domanda di salute della maggior parte dei cittadini malati, ma non sufficienti a dare risposte in termini di “outcomes” clinici, in linea con gli obiettivi fissati dalle linee-guida internazionali per la gestione del diabete e delle patologie ad esso correlate (come ipertensione, dislipidemia) o per la gestione delle più gravi complicanze croniche ( prima fra tutte la cardiovasculopatia)(studi DAI, Sfida). Il “Disease Management” è in atto un percorso realmente seguito solo in piccole aree geografiche.

Il grande nodo che, a mio parere, oggi richiede la rilettura della Legge 115 è però contenuto nei programmi di devolution che in atto, anche in tema di sanità, si stanno realizzando. Il solidarismo e il concetto di ecumenismo sanitario che erano alla base della L. 833/78 (prima legge di riforma del SSN) non più sostenibili, alla luce anche della modifica profondo che il concetto di “Welfare” ha assunto nelle economie degli Stati più industrializzati della stessa Europa, avevano guidato anche l’estensione formale della 115/87.

Oggi noi siamo in presenza di una condizione assolutamente modificata:

  1. è mutata l’organizzazione stessa delle Aziende erogatrici di salute, così da assistere alla necessità di riscriverne totalmente l’assetto organizzativo e anche la filosofia(competizione, accreditamento, vincoli di bilancio, verticismo amministrativo…)
  2. è mutata la strutturazione delle unità operative sia a livello territoriale (Distretti) che a livello ospedaliero (Dipartimenti)
  3. è mutata la disciplina del rapporto di impiego delle figure dirigenziali del SSN, non solo mediche
  4. è mutata la disciplina dell’accesso alle professioni sanitarie (mini lauree per i nuovi accessi in pietistica, podologia, infermieristica, ecc.)
  5. è mutata, fortemente incrementandosi, la politica dell’assistenza all’handicap, la protezione dei familiari dei cittadini con patologie croniche ed invalidanti
  6. è presente una rigorosa e giusta tutela dei cittadini in termini di cogestione della terapia e di privacy.

Da sfondo, l’accordo di novembre 2001, in ambito di Conferenza Stato-Regioni, con l’accordo sui Livelli Essenziali di Assistenza, che ha riscritto il minimo comune denominatore sul quale edificare il castello della assistenza nell’ambito delle varie patologie, ha reso in parte inutilizzabili le precedenti tariffazioni per le prestazioni sanitarie in ambito diabetologico, con ciò creando non poche difficoltà in termini di sopravvivenza alle strutture diabetologiche, soprattutto nell’ambito delle aziende ospedaliere e delle aziende ospedaliere universitarie. Da riscrivere dunque il dettato legislativo che deve fare da sfondo ai nuovi impegni delle strutture diabetologiche in termini di accreditamento (professionale ed istituzionale), assistenza, formazione (del “team” e dei pazienti), partecipazione alla ricerca clinica e sperimentale, remunerazione e budgeting ecc.

Occorre un forte lavoro di “tessitura normativa” per conciliare l’attualità di un mondo della sanità pubblica in continuo divenire alla “cronicità” della gestione di una patologia a forte prevalenza (3,97% dati del Registro della Regione Piemonte al 30/04/2003 – G.Bruno et al., Il Diabete, vol.4, 2004), ma ancora più forte incidenza, tale da far inserire il DM tra le priorità del ministero della Salute, per il PSN di prossima formalizzazione. Lo stesso ministero che dal 2004 ha inteso coordinatore direttamente la “Giornata del Diabete”, proprio per dare un forte segno di interesse a portare avanti l’implementazione razionale e collaborata (con le Onlus scientifiche e dei pazienti) di programmi di prevenzione.

In questo clima di riacceso coinvolgimento istituzionale, non possono sottrarsi alle loro responsabilità proprio i diabetologi. Se ne è reso partecipe il Consorzio Diabete Italia, il cui Comitato di coordinamento ha dato mandato ad un gruppo di esperti di voler procedere una Bozza di Revisione della Legge 115. Il nostro gruppo Professione (Cantagallo, Chiaramonte, Lepri, Mannino, Mingardi e Sanfilippo) ha già ideato un percorso che è stato approvato dal nostro Direttivo nazionale il 27 maggio 2004, per poter aprire un tavolo di confronto, nell’alveo della collaborazione con SID e quindi in DI, con le istituzioni politiche nazionali e la Conferenza Stato-Regioni, ma anche con i tecnici del ministero della Salute , su un documento condiviso.

Le prossime scadenze politiche (segnatamente le elezioni regionali, ma anche le elezioni per il rinnovo delle Camere nel 2006) possono costituire un palcoscenico importante per affrontare di fronte ad un opinione pubblica sicuramente coinvolta, un argomento così importante.

Al lavoro dunque…

 
Chi vuole intervenire sull'argomento, può scrivere alla Redazione: info@infodiabetes.it