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Le linee-guida IDF sul piede diabetico per medici di medicina generale e altri operatori sanitari

Highlights IDF 2017

A cura di Enrico Pergolizzi e Miryam Ciotola

18 dicembre 2017 (Highlights dall’IDF – Gruppo AMDcomunicAzione) – Le nuove raccomandazioni di pratica clinica per il piede diabetico, rilasciate all’inizio di quest’anno dall’International Diabetes Federation (IDF), sono state pensate per aiutare tutti i professionisti del settore sanitario, in particolare i medici di assista primaria (i general practitioner, i nostri medicina generale) a identificare precocemente quei pazienti che necessitano di un riferimento per l’assistenza specialistica.

Presentando le linee-guida al congresso IDF 2017 in una apposita sessione, Edward Jude, MD, del Tameside Hospital NHS Foundation Trust, Regno Unito, ha osservato che l’80% dei casi di piede diabetico in tutto il mondo giungono anzitutto all’osservazione dei medici di assistenza primaria, anche se essi non capiscono che cosa dovrebbero valutare e come dovrebbero farlo. E sulla stessa linea è stato Johan Wens, MD, della University of Antwerp, Belgio: “I medici devono essere educati sul fatto che qualsiasi ritardo nella gestione delle persone con piede diabetico può portare alla perdita di un arto. È dunque urgente che essi vengano subito riferiti allo specialista”.

I documenti

Il nuovo documento IDF di 70 pagine – Clinical Practice Recommendations on the Diabetic Foot 2017: A guide for healthcare professionals – si articola in 5 sezioni: neuropatia periferica diabetica, arteriopatia periferica, ulcere, infezione del piede diabetico e neuro-osteoartropatia di Charcot (piede di Charcot).

Progettato con l’obiettivo di essere di ausilio concreto ai medici di assistenza primaria per identificare, valutare e trattare i pazienti con piede diabetico, nel caso in cui il documento in extenso venga ritenuto “troppo” (lungo, difficile, complesso), l’IDF ha realizzato anche una pocket chart che evidenzia immediatamente le 4 aree di rischio (basso, moderato, elevato, molto elevato) e offre indicazioni, suggerimenti sul “come” e sul “che cosa” fare: composta di 2 sole pagine può essere stampata – volendo, se ne può ordinare una bella copia cartacea dal sito dell’IDF per soli 2 euro.

Cosa resta da fare

A proposito di linee-guida sul piede diabetico, William Jeffcoate, MD, del Nottingham University Hospitals Trust, Regno Unito, nella medesima sessione ha osservato che c’è ancora molto lavoro da fare, perché vi sono pochi studi sulla fattibilità e sull’implementazione proprio delle linee-guida sul piede diabetico nelle cure primarie, nonostante in tutto il mondo siano state pubblicate almeno dieci di tali linee-guida, comprese quelle dell’American Diabetes Association, oltre a tutte quelle locali. Le quali, spesso, sono però deficitarie sul versante della in-formazione diretta agli operatori sanitari.

Dal canto suo, Lawrence B. Harkless, DPM, podologo della Western University of Health Sciences di Pomona, California (USA), ha ricordato alcuni semplici suggerimenti per i medici di assistenza primaria e ha citato il cosiddetto “esame in 3 minuti”, che può contribuire ad alzare una bandiera rossa per i pazienti a rischio di ulcera (si veda J Fam Pract. 2014;63:646-56). In breve sintesi, Harkless ha ricordato che i medici di medicina generale devono:

  1. compilare una rapida ma completa storia medica, e devono effettivamente guardare e toccare il piede: solo osservando la pelle si possono vedere la pelle scolorita, le unghie micotiche, l’iperpigmentazione, il sanguinamento subungueale, la macerazione e le callosità che precedono le ulcere;
  2. palpare, toccando il piede e la caviglia, guardando il tempo di “ricarica” capillare, i cambiamenti di temperatura, ecc.;
  3. infine, “guardando e sentendo il piede”, individuare indizi per eventuali segni di malattia vascolare – atrofia della pelle o del tessuto sottocutaneo (l’aspetto “patata al forno”), edema, pallore e temperatura fredda…

Senza dimenticare la possibile neuropatia, ha aggiunto Harkless.


AMD segnala articoli della letteratura internazionale la cui rilevanza e significato clinico restano aperti alla discussione scientifica e al giudizio critico individuale. Opinioni, riflessioni e commenti da parte degli autori degli articoli proposti non riflettono quindi posizioni ufficiali dell’Associazione Medici Diabetologi.