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Le microplastiche entrano nel torrente ematico: possibile macrodanno vascolare per l’uomo

Punti chiave

Domanda: L’intossicazione asintomatica da microplastiche e nanoplastiche può contribuire ad aumentare il rischio cardiovascolare nell’uomo?

Risultati: Sono stati esaminati gli ateromi di 257 pazienti, sottoposti a endoarteriectomia, per la ricerca di 11 micro- e nanopastiche: il 58,4% ha riportato una contaminazione rilevante da polietilene e polivinilcloruro. Lo stesso gruppo ha fatto registrare un rischio aumentato di 4-5 volte di incorrere in infarto miocardico non fatale, ictus o morte per tutte le cause e livelli più elevati di citochine proinfiammatorie.

Significato: Lo studio dei possibili effetti tossici prodotti da micro- e nanoplastiche in grado di contaminare l’organismo dell’essere umano rappresenta una nuova frontiera della ricerca. Sono state dimostrate per la prima volta la loro presenza nelle placche ateromasiche carotidee e la possibile associazione con un aumento del rischio cardiovascolare e di morte per tutte le cause nell’uomo.


A cura di Marina Valenzano

11 marzo 2024 (Gruppo ComunicAzione) – Le microplastiche (MP) sono piccole particelle di materiale plastico, di dimensioni inferiori ai 5 mm (e fino ai micrometri [μm] o fino ai 1000 nanometri nel caso delle nanoplastiche [NP]), che hanno ricevuto grandi attenzioni nell’ambito della ricerca preclinica a causa dell’inaspettato ritrovamento in tessuti e liquidi biologici umani e della loro capacità di generare effetti tossici. Le MP possono essere ingerite, inalate o assimiliate attraverso la via transdermica; la loro presenza a livello dell’albero vascolare non era tuttavia ancora stata descritta. Uno studio clinico, recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine, conferma per la prima volta la possibilità di contaminazione delle placche ateromasiche a livello carotideo e un’associazione con gli eventi cardiovascolari e la mortalità per tutte le cause.

È stato condotto uno studio prospettico, bi-centrico (Ospedale del Mare di Napoli e Università di Salerno), osservazionale, a gruppi paralleli. Sono stati inclusi 312 pazienti adulti, con stenosi dell’arteria carotide interna asintomatica, ma >70%, candidati ad intervento di endoarteriectomia. Eccetto 8, deceduti prima delle dimissioni, e 47, persi al follow-up, 257 hanno completato lo studio durato quasi 3 anni. Fra questi, il 58,4% manifestava quantità rilevanti di polietilene (PE, comune resina termoplastica utilizzata, ad esempio, come componente di borse, buste e contenitori per alimenti) nella placca ateromasica escissa e il 12% anche di polivinilcloruro (PVC, materiale plastico rigido di ampio impiego industriale, riciclabile, ma anche altamente tossico se bruciato o riscaldato e con elevato potenziale cancerogeno), perlopiù sotto forma di particelle inferiori al μm. I pazienti con livelli elevati di MP nelle placche ateromasiche erano mediamente più giovani, di sesso maschile, fumatori e con diabete rispetto al gruppo che non ha fatto registrare una contaminazione rilevante.

L’endpoint primario, composito (infarto non fatale, stroke non fatale o morte per tutte le cause), si è verificato in 30 pazienti su 150 con MP (20%) rispetto ai soli 8 pazienti su 107 senza MP (7,5%), con un hazard ratio (HR) di 4,5 (IC 95% 2,0-10,3) statisticamente significativo e corretto in base ai fattori di rischio cardiovascolare sottostanti (2,8 se non corretto). L’effetto proinfiammatorio delle MP sembra essere confermato dai risultati delle analisi secondarie dello studio, che hanno documentato un’associazione con livelli aumentati di 4 marcatori di infiammazione (interleuchine 6, 18, 1β e TNFα), sebbene non siano sufficienti per stabilire un nesso causale e non siano state studiate le relazioni con altri inquinanti ambientali e/o determinanti socioeconomici.

Lo studio conferma quindi che MP e, soprattutto, NP (come già riconosciuto dall’OMS per le particelle di lunghezza <150 μm e diametro <10 μm) possano permeare il torrente ematico, accumularsi nelle placche aterosclerotiche e probabilmente facilitare fenomeni infiammatori e protrombotici. Per la prima volta, inoltre, la presenza di MP e NP è stata studiata in un contesto clinico, in relazione al rischio cardiovascolare dell’uomo.


N Engl J Med 2024 Mar 7;390(10):900-10

PubMed


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