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Misure di funzionalità renale ed esiti cardiovascolari nelle persone con diabete: Hoorn Diabetes Care System cohort

Punti chiave

Domanda: È noto che la riduzione del filtrato renale e l’aumento del rapporto albumina/creatinina urinaria si associno a un aumentato rischio cardiovascolare nel diabete, ma entrambi svolgono ciascuno un ruolo distinto, con diversi meccanismi fisiopatologici coinvolti nello sviluppo della malattia cardiovascolare. Nelle persone con diabete la valutazione precoce e ripetuta nel tempo dei parametri di funzione renale può aiutare nella previsione del manifestarsi della malattia cardiovascolare e quindi apportare dei benefici per la prevenzione e la gestione delle sue diverse forme?

Risultati: Lo studio di coorte Hoorn Diabetes Care System, utilizzando i dati ottenuti fra il 1998 e il 2018 da 13.657 persone con diabete, ha evidenziato che coloro che avevano un filtrato renale ridotto presentavano un rischio più elevato di infarto miocardico e malattia cardiovascolare rispetto a un filtrato renale normale; inoltre, i soggetti con filtrato renale leggermente ridotto manifestavano un rischio più elevato di ictus. Le persone con rapporto albumina/creatinina urinaria aumentato mostravano un rischio di mortalità cardiovascolare più elevato rispetto a quelle normoalbuminurici; infine, le donne con rapporto albumina/creatinina urinaria aumentato, ma non gli uomini, presentavano un rischio di scompenso cardiaco più elevato rispetto a chi aveva un rapporto albumina/creatinina urinaria normale.

Significato: Tali dati suggeriscono che la misurazione, precoce e regolare nel tempo, di entrambi i marcatori di funzione renale (filtrato renale e rapporto albumina/creatinina urinaria) possa aiutare a identificare le persone con diabete a più alto rischio cardiovascolare, fornendo informazioni aggiuntive sugli specifici sottotipi di malattia cardiovascolare.


A cura di Gabriella Garrapa

28 novembre 2022 (Gruppo ComunicAzione) – Il tasso di filtrazione glomerulare (eGFR, estimated glomerular filtration rate) e il rapporto albumina/creatinina urinaria (UACR, urinary albumin/creatinine ratio), ovvero le due misure della funzione renale utilizzate per definire e classificare la malattia renale cronica (CKD, chronic kidney disease), sono costantemente associate alle malattie cardiovascolari (MCV) e alla mortalità nel diabete. Tuttavia, la maggior parte degli studi ha analizzato l’associazione della CKD con gli esiti cardiovascolari compositi, piuttosto che i distinti sottotipi di MCV (infarto miocardico acuto [IMA], ictus, scompenso cardiaco [SC] e mortalità CV), inoltre non è stato ancora indagato se, nelle persone con diabete,  la valutazione precoce e ripetuta dei due parametri renali possa aiutare la previsione di MCV e quindi apportare benefici aggiuntivi per la prevenzione e la gestione di diverse forme di MCV.

Lo studio di coorte Hoorn Diabetes Care System, analizzando i dati ottenuti fra il 1998 e il 2018 da 13.657 persone con diabete (53,6% maschi, età 62,3 ± 12,1 anni), ha valutato l’associazione prospettica fra le misure registrate annualmente di eGFR e UACR e la comparsa di IMA, MCV, ictus, SC e mortalità CV. Dopo un periodo medio di follow-up di 7 anni, le misurazioni longitudinali di eGFR e UACR erano differentemente associate a distinti sottotipi di MCV e mortalità CV, indipendentemente dai fattori di rischio e dall’uso di farmaci CV. I tassi di eventi per 1000 anni-persona sono stati 3,08 per IMA, 3,72 per MCV, 1,12 per SC, 0,84 per ictus e 6,25 per mortalità CV.

I soggetti con un eGFR leggermente ridotto (60-90 ml/min per 1,73 m2) e da moderatamente a gravemente ridotto (eGFR <59 ml/min per 1,73 m2) mostravano un rischio più elevato di IMA (HR 1,52; IC 95% 1,10-2,12 e HR 1,69; IC 95% 1,09-2,64) e MCV (HR 1,67; IC 95% 1,23-2,26 e HR 2,01; IC 95% 1,34-3,02) rispetto a chi aveva un eGFR normale (>90 ml/min per 1,73 m2); inoltre, gli individui con eGFR leggermente ridotto presentavano un rischio più elevato di ictus (HR 2,53; IC 95% 1,27-5,03). La UACR moderatamente (3-30 mg/mmol) e fortemente (>30 mg/mmol) aumentata è stata associata, rispetto a una UACR normale (<3 mg/mmol), a un rischio di mortalità CV più elevato negli uomini e anche nelle donne (HR 1,87; IC 95% 1,41-2,47, e HR 2,78; IC 95% 1,78-4,34). Le donne con UACR >3,0 mg/mmol, ma non gli uomini, presentavano un rischio significativamente più elevato di SC rispetto a una normale UACR (HR 2,79; IC 95% 1,47-5,28), verosimilmente per la predisposizione a sviluppare SC, soprattutto a frazione di eiezione preservata, nelle donne con diabete in postmenopausa, per la presenza di un sistema renina-angiotensina-aldosterone iperattivato in risposta ai bassi livelli di estrogeni.

Nelle loro conclusioni, gli autori affermano che lo studio ha mostrato associazioni prospettiche differenti e indipendenti tra le manifestazioni di danno renale precoce nel diabete e i diversi sottotipi di MCV, suggerendo che il monitoraggio regolare dei cambiamenti nel tempo di eGFR e UACR possa aiutare a identificare le persone a più alto rischio di sviluppare eventi CV specifici.


Diabetologia 2022 Nov 8. Online ahead of print

PubMed


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