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Monitoraggio sottocutaneo in continuo del glucosio comparato con autocontrollo glicemico in pazienti critici: sicurezza, efficacia, costi

13 aprile 2015 (Congresso Medico) – L’iperglicemia indotta da stress è comune e collegata a outcome sfavorevoli nei pazienti critici; c’è attualmente consenso sul fatto che l’iperglicemia dovrebbe essere corretta nel paziente critico, peraltro evitando l’ipoglicemia e la variabilità glicemica. Sulla base delle prove disponibili, sarebbe preferibile mantenere i valori di glucosio ematico intorno a 8,0 mmol/l nella maggior parte dei pazienti critici. Il mantenimento di tali valori richiede però frequenti misurazioni della glicemia capillare e un importante carico di lavoro per il personale infermieristico nelle terapie intensive. Inoltre, la stretta regolazione della glicemia espone al rischio intrinseco di indurre ipoglicemie che nel paziente critico possono essere inavvertite e si associano con aumento della mortalità. Il sistema di monitoraggio in continuo del glucosio (CGM) potrebbe essere un metodo efficace per controllare la glicemia in questi pazienti.

Uno studio randomizzato controllato prospettico ha evidenziato un aumento della sicurezza in pazienti diabetici ricoverati in terapia intensiva monitorizzati con CGM con una significativa riduzione delle ipoglicemie ma non il miglioramento della HbA1c (1).

In uno studio randomizzato, pubblicato sulla rivista Critical Care (2), il Dott. D.T. Boom (Amsterdam, Olanda) e coll., hanno comparato l’uso del sistema CGM versus autocontrollo tradizionale come guida per il trattamento insulinico in pazienti ricoverati in unità intensiva . Sono stai reclutati 178 pazienti adulti critici ricoverati per oltre 24 ore e che necessitavano di terapia insulinica. Tutti i pazienti avevano un sistema CGM. Nel gruppo di controllo (n= 90) i dati non erano visibili e quindi non utilizzabili, nel gruppo di intervento (n = 87) i valori sono stati utilizzati per alimentare un algoritmo computerizzato di regolazione della terapia insulinica. Lo stesso algoritmo veniva utilizzato nel gruppo di controllo ma guidato dai valori ottenuti con l’autocontrollo capillare.

L’ endpoint primario era “la sicurezza” misurata in termini di incidenza di severe ipoglicemie (<2,2 mmol/l). L’outcome di efficacia era misurato come percentuale di tempo in cui la glicemia si manteneva nei valori target (da 5 a 9 mmol/l). Inoltre, sono stati valutati il carico di lavoro infermieristico e i costi (personale, device, materiale utilizzato, costi di laboratorio).

Incidenza di ipoglicemia e percentuale di tempo in target era sovrapponibile nei due gruppi. Una significativa riduzione del lavoro infermieristico e dei costi è stata rilevata nel gruppo di intervento.

I risultati di questo studio suggeriscono che il sistema di monitoraggio in continuo del glucosio nei pazienti critici si può definire sicuro ed efficace come l’autocontrollo glicemico capillare, ma più vantaggioso in termini di costi e carico di lavoro.

 

1) Diabetes Care 2010;33:467-72

PubMed

2) Crit Care 2014;18:453

PubMed


AMD segnala articoli della letteratura internazionale la cui rilevanza e significato clinico restano aperti alla discussione scientifica e al giudizio critico individuale. Opinioni, riflessioni e commenti da parte degli autori degli articoli proposti non riflettono quindi posizioni ufficiali dell’Associazione Medici Diabetologi.