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Per tornare a volare

 

Ne parlammo un anno fa. E a un anno dal sisma del 6 aprile 2009 che ha tragicamente colpito la città dell’Aquila, con 310 vittime nell’immediato e tante altre nei giorni a seguire, torniamo a parlare con Rossella Iannarelli, che di quelle ore, di quei giorni ci diede una quadro preciso, puntuale, tragico eppure colmo di speranza

di Marco Comoglio


Ci siamo incontrati a Roma, in occasione del Forum 2010 di Barometer. Rossella Iannarelli ha presentato, in una quarantina di slide, che cosa è stata e che cosa ha fatto la diabetologia subito dopo l’evento dell’aprile dello scorso anno e poi in questi mesi. Le slide si possono scaricare qui. Qui sotto, invece, le sue parole. 

Rossella, è trascorso un anno…

 

Anzitutto vorrei esprimere un caloroso ringraziamento a tutti coloro che attraverso la loro sincera generosità e la loro vicinanza emotiva hanno voluto contribuire ad alleviare le difficoltà della diabetologia aquilana, aiutandola nella sua attività di assistenza capillare sia all’interno dell’area ospedaliera, sia nelle numerose tendopoli nella città e intorno alla città, per un raggio di trenta chilometri. Grazie anche all’Unità Mobile di Diabetologia messa a disposizione dall’Associazione Medici Diabetologi.

 

Che cosa si è capito da quel giorno, in termini di efficacia di intervento?

 

L’esperienza vissuta ha dimostrato che, in seguito a una catastrofe, il momento più critico è rappresentato dalle prime 72 ore: la popolazione colpita dall’evento e ad esso sopravvissuta è in quei momenti confusa, attonita, spaventata, deprivata di ogni certezza e del substrato sociale, urbanistico, occupazionale, in alcuni casi familiare, con un disagio logistico e psicologico che può venir ancor più amplificato dalla presenza di una patologia cronica. E’ importante, in queste prime ore, assicurare un’assistenza immediata a persone con una condizione cronica come il diabete, sia dal punto di vista medico sia dal punto di vista psicologico, per evitare di dover gestire emergenze metaboliche nell’emergenza generale.

Qual è la situazione a un anno di distanza?

 

L’intervento diabetologico tempestivo fin dalle prime ore dopo il sisma ha in effetti evitato macroscopici scompensi metabolici. Mettendo il paziente “al centro” del percorso assistenziale, grazie alla pianificazione e all’organizzazione con i colleghi AMD-Abruzzo di un network diabetologico regionale, nei primi 6 mesi successivi al disastro è stato possibile raggiungere direttamente nei loro temporanei precari “alloggi” tutti coloro che, generalmente anziani, avevano difficoltà a raggiungere l’ospedale.

Siete ancora in emergenza?

Alla fine del settembre scorso, con la chiusura di tutte le tendopoli, si è concluso il vero e proprio stato emergenziale. Ma a distanza di un anno ancora molti persone, all’incirca 5000, vivono il disagio di non avere una casa, anche se gran parte degli “sfollati” – qualcosa come 25.000 pffersone – è tornata a vivere nei “nuovi dintorni” della città, negli insediamenti provvisori costruiti dopo il sisma. L’ospedale ha al momento una dotazione di posti letto pari a due terzi della dotazione pre-sisma e molte strutture, prevalentemente ambulatoriali, come la diabetologia, sono ancora, nell’area ospedaliera, in alloggi provvisori, anche se dignitosi.

La diabetologia italiana ha imparato qualcosa, dalla terribile esperienza de L’Aquila?

 

Dall’esperienza vissuta lo scorso aprile a L’Aquila è nata l’esigenza di far seguire alla forte risposta emotiva un processo di astrazione dei possibili scenari emergenziali, con una pianificazione del management diabetologico dell’emergenza. A tal proposito il prossimo 20 aprile, a Roma, presso la Sala Caduti di Nassiriya del Senato della Repubblica, a Palazzo Madama, nell’ambito di un’incontro sulla “Gestione del diabete durante le catastrofi naturali” verrà presentato ufficialmente un documento sulle “raccomandazioni per la persona con diabete nelle maxi-emergenze”. E’ importante che ogni paziente, insieme alle persone a lui più vicine, disponga di un kit di emergenza per far fronte ai bisogni di base nelle ore più critiche del subito-dopo-evento. E quel documento è la proposta di creazione di una Task Force Diabetologica che possa intervenire rapidamente coordinandosi tempestivamente con rete dell’emergenza.