Rischio a lungo termine di diabete mellito tipo 2 in relazione al BMI e alla variazione ponderale tra le donne con una storia di diabete mellito gestazionale: uno studio prospettico di coorte
18 settembre 2015 (Congresso Medico) – Il diabete mellito gestazionale (GDM) è una comune complicanza della gravidanza definito come una intolleranza al glucosio con insorgenza, o comunque primo riscontro, appunto durante la gravidanza. Le donne che sviluppano GDM probabilmente hanno una ridotta secrezione di insulina e/o una insulino-resistenza cronica già prima della gravidanza. Di conseguenza, hanno un aumentato rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 (DMT2) in futuro. Infatti, 1/3 delle donne con DMT2 ha una storia di GDM; queste rappresentano un gruppo ben identificato di soggetti ad alto rischio per DMT2 perché il GDM viene regolarmente rilevato attraverso un test da carico orale di glucosio (OGTT) tra le 24 e le 28 settimane di gestazione. Resta da chiarire se il corso naturale della progressione da GDM a DMT2 conclamato sia significativamente alterato dai diversi stili di vita.
L’eccesso di tessuto adiposo e l’incremento ponderale sono ben noti fattori di rischio di DMT2 nella popolazione generale. Rispetto alla popolazione generale, le donne con GDM hanno maggiori probabilità di essere in sovrappeso o obese al momento della diagnosi e, anche, hanno maggiori probabilità di sviluppare sovrappeso o obesità in futuro. Per ciò, alle donne con pregresso GDM di solito viene indicato di controllare il loro peso corporeo dopo il parto. Il National Diabetes Education Program (NDEP) ha recentemente richiamato le donne con pregresso GDM per seguire un programma di gestione del peso. Un’azione simile è stata intrapresa anche dall’American Diabetes Association (ADA) ma, nonostante tali iniziative, l’aumento ponderale rimane molto comune tra queste donne.
Il rischio a lungo termine di sviluppare DMT2 in relazione al cambiamento dell’adiposità e del peso corporeo tra le donne con una storia di GDM non è stato ancora chiaramente caratterizzato. Per tale ragione, Wei Bao e coll. (USA e Danimarca) hanno utilizzato i dati provenienti dal Nurses’ Health Study (NHS) II per esaminare la relazione tra BMI al basale/follow-up, variazione ponderale dopo GDM e il rischio a lungo termine di sviluppare DMT2 nelle donne con pregresso GDM (studio pubblicato sulla rivista Diabetologia).
Nello studio sono state incluse 1695 donne con diagnosi di GDM tra il 1991 e il 2001, che ricevevano un questionario biennale per aggiornare le informazioni sullo stile di vita, i dati antropometrici ed eventuali esiti di malattia (nuovi casi di DMT2). Il basale veniva definito come il momento in cui le donne riferivano la diagnosi di GDM.
Nei 18 anni di follow-up sono stati documentati 259 casi incidenti di DMT2. L’HR aggiustato di DMT2 per ogni aumento di 1 kg/m2 del BMI era 1,16 (IC 95% 1,12, 1,19) per il BMI basale e 1,16 (IC 95% 1,13, 1,20) per il BMI più recente. Inoltre, ogni incremento ponderale di 5 kg successivo allo sviluppo di GDM è stato associato a un aumento del rischio del 27% di DMT2 (HR aggiustato 1,27; IC 95%1,04, 1,54). Allo stesso tempo, le donne che avevano un BMI ≥30,0 al basale e che avevano un incremento ponderale ≥5 kg dopo il GDM avevano un HR aggiustato di 43,19 (IC95% 13,60, 137,11), rispetto alle donne che avevano un BMI <25,0 kg/m2 al basale e un incremento ponderale <5 kg.
In conclusione, tra le donne con una storia di GDM, il BMI al basale, quello più recente e un aumento consistente del peso corporeo sono associati significativamente e positivamente con il rischio di progressione da GDM a DMT2.
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