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Rischio cardiovascolare nel diabete tipo 1 e tipo 2: due pesi e due misure?

Punti chiave

Domanda: Il diabete tipo 1 e tipo 2 comportano lo stesso rischio di malattia coronarica? Quali caratteristiche presentano le persone con diabete tipo 1 che sviluppano tale complicanza?

Risultati: In uno studio retrospettivo australiano (2015-2021), condotto su 61 pazienti (circa l’1% dei ricoveri per sindrome coronarica acuta in un singolo centro) la prima manifestazione di coronaropatia risulta più precoce (si verifica circa 10 anni prima rispetto alle persone con diabete tipo 2) e con alta probabilità di STEMI (infarto miocardico con elevazione del tratto ST all’ECG in 2/3 dei pazienti senza precedenti eventi cardiovascolari). Il controllo dei fattori di rischio (fumo, iperglicemia, ipertensione, dislipidemia, obesità) è risultato scarso in questa popolazione, sia in prevenzione primaria sia a seguito di un precedente evento.

Significato: Sono necessari studi dedicati alla valutazione, nel diabete tipo 1, del rischio cardiovascolare, che attualmente sembra essere maggiormente trascurato (scarso intervento di prevenzione sui principali fattori di rischio), nonostante possa rivelarsi anche più grave (età di insorgenza più precoce) rispetto a quanto osservato per il diabete tipo 2.


A cura di Marina Valenzano

31 ottobre 2022 (Gruppo ComunicAzione) – Le complicanze cardiovascolari rappresentano la causa principale di ridotta aspettativa di vita negli adulti con diabete tipo 1 (DT1): il rischio è aumentato di circa 6 volte per gli uomini e 11 per le donne rispetto alla popolazione generale. La malattia coronarica, in particolare, può manifestarsi precocemente (prima dei 60 anni di età) con aumento della mortalità nel breve e lungo termine. Nonostante ciò, pochi studi sono stati dedicati selettivamente alla valutazione di fattori di rischio, terapie preventive, modalità di ricovero e fattori prognostici nel DT1 (meno diffuso rispetto al tipo 2).

Uno studio recentemente pubblicato su Diabetes Research and Clinical Practice ha affrontato questi temi. Lo studio è stato condotto presso un centro australiano (Fiona Stanley Hospital, Murdoch). I dati sono stati raccolti retrospettivamente, mediante analisi dei codici ICD (codici di classificazione internazionale delle patologie) attribuiti ai ricoveri, selezionando la compresenza di “sindrome coronarica acuta” (SCA, definita come angina, infarto miocardico con elevazione ST, STEMI, o senza, NSTEMI) e “diabete tipo 1” per un periodo di 6 anni (2015-2021). Le cartelle cliniche informatizzate sono state esaminate per reperire i dati relativi ai fattori di rischio cardiovascolare classificati secondo le linee-guida ESC 2021: ipertensione arteriosa (>130/80 mmHg), ipercolesterolemia (LDL >55 mg/dl nei soggetti con precedente evento, >70 mg/dl nei naïve), scompenso glicemico (HbA1c >7%), consumo di alcol (>10 unità/settimana).

Dei 5839 ricoveri per SCA, 61 (l’1% circa) riguardavano persone con DT1 (40% donne) di cui 56% al primo evento e 44% con cardiopatia nota. L’età media era pari a 58 anni, la durata media del diabete a 30. Il BMI medio era di 27,2 kg/m2, indicativo di sovrappeso, tanto che gli autori hanno indagato anche la presenza di “duplice diabete” (concomitante insulino-resistenza), presente nell’89% dei casi. La prevalenza di fattori di rischio cardiovascolare non adeguatamente controllati è risultata elevata, sia in ambito di prevenzione primaria sia secondaria: fumo (35/19% rispettivamente), alcol (15/19%), ipertensione (59/96%), ipercolesterolemia (77/96%), presenza di complicanze microvascolari (47/81%). Il controllo glicemico rilevato in media era mediocre (HbA1c media 9,1%): soltanto 1/10 dei pazienti risultava a target e 1/10 era in terapia con microinfusore. I 2/3 dei pazienti al primo evento coronarico hanno riportato uno STEMI (OR statisticamente significativo di 21,6 vs cardiopatici noti) e la metà dei pazienti risultava affetto da malattia coronarica trivasale.

Seppur con molti limiti (scarsa numerosità del campione, singola realtà geografica, modalità retrospettiva, assenza di gruppo di controllo), questo lavoro getta luce su una problematica poco approfondita anche nella realtà italiana. Infatti, nonostante il controllo dei fattori di rischio sia lievemente migliore (eccetto che per fumo e ipercolesterolemia, secondo gli Annali AMD 2021), i dati relativi a incidenza e caratteristiche della malattia cardiovascolare nel DT1 sono modesti e spesso poco considerati. Inoltre, la necessaria acquisizione di maggiori conoscenze potrebbe aprire la strada, in seguito, all’utilizzo di farmaci con dimostrato beneficio cardiovascolare (SGLT2i, GLP-1 RA), attualmente preclusi (off label) per il DT1.


Diabetes Res Clin Pract 2022 Oct 4;192:110093. Online ahead of print

Pubmed


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