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Un altro passo avanti per semaglutide 2,4 mg: il trial STEP-HFpEF DM

Punti chiave

Domanda: Semaglutide 2,4 mg è in grado di migliorare gli outcome clinici in pazienti con scompenso cardiaco con frazione d’eiezione conservata correlato all’obesità e al diabete tipo 2?

Risultati: Uno studio recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine dimostra come tale trattamento porti a un miglioramento dei sintomi e delle limitazioni funzionali (valutate mediante punteggio di sintesi clinica Kansas City Cardiomyopathy Questionnaire) e a un maggior calo ponderale rispetto al placebo.

Significato: Anche nei pazienti con obesità e diabete tipo 2, così come già dimostrato per i pazienti non diabetici, semaglutide 2,4 mg risulta efficace per il trattamento dello scompenso cardiaco con frazione d’eiezione conservata.


A cura di Gisella Boselli

22 aprile 2024 (Gruppo ComunicAzione) – Dai dati raccolti in uno studio pubblicato su NEJM lo scorso anno, semaglutide 2,4 mg si è dimostrata efficace nell’indurre un significativo calo ponderale e il miglioramento degli outcome clinici in pazienti con obesità e scompenso cardiaco con frazione d’eiezione conservata (HFpEF, heart failure with preserved ejection fraction) senza diabete tipo 2 (DT2), mentre non ne erano ancora stati studiati gli effetti sui pazienti con DT2 che presentano alcune peculiarità: forme di scompenso cardiaco caratterizzate da un fenotipo clinico più severo, una risposta a semaglutide 2,4 mg nettamente inferiore in termini di calo ponderale (perdono circa il 40% in meno rispetto ai pazienti non diabetici) e la frequente compresenza del trattamento con SGLT2i, già divenuti cardine nella terapia dei sintomi e delle complicanze di HFpEF.

È stato pertanto condotto uno studio randomizzato, controllato, in doppio cieco, multicentrico, in tale popolazione. Lo studio ha valutato in 616 pazienti l’efficacia e la sicurezza di semaglutide assunta una volta alla settimana alla dose di 2,4 mg vs placebo, per 52 settimane.

Come endpoint primari sono state analizzate variazioni dal baseline a 52 settimane del Kansas City Cardiomyopathy Questionnaire (KCCQ-CSS) e del peso corporeo. Come endpoint secondari sono stati invece analizzati: la variazione della distanza percorsa in 6 minuti di cammino, un endpoint composito comprendente morte, eventi di scompenso acuto, variazioni nel punteggio KCCQ-CSS e nella distanza percorsa in 6 minuti di cammino, variazioni nei livelli di proteina C-reattiva (PCR). La terapia con semaglutide ha determinato un miglioramento maggiore nel punteggio KCCQ-CSS rispetto al placebo (in media +13,7 vs +6,4 punti, p <0,001) e un maggior calo ponderale (-9,8 vs -3,4%, p <0,001). Anche l’analisi degli endpoint secondari ha mostrato risultati favorevoli e tutti statisticamente significativi per semaglutide. Una subanalisi condotta sui pazienti in terapia con SGLT2i ha confermato i medesimi risultati anche in questo gruppo.

Per quanto riguarda la sicurezza, l’incidenza di eventi avversi è risultata significativamente inferiore nel braccio trattato con semaglutide: non si è registrato un incremento di eventi di ipoglicemia e lo sviluppo o la progressione di retinopatia diabetica, confermando la sicurezza del farmaco anche in condizioni di particolare fragilità.

Questi dati confermano l’efficacia di semaglutide 2,4 mg nel migliorare gli outcome clinici in pazienti con obesità, HFpEF e DT2, anche se già trattati con SGLT2i. L’entità del miglioramento, analoga a quella registrata nei pazienti senza DT2, a fronte di un minor calo ponderale, suggerisce la presenza di importanti effetti diretti della semaglutide probabilmente a carico di funzione emodinamica, muscolo-scheletrica, mitocondriale e dei processi infiammatori.


N Engl J Med. Pub. online 6 apr 2024

PubMed


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