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Un inibitore del PCSK9 riduce in sicurezza il rischio cardiovascolare in pazienti con DMT2: lo studio ODYSSEY DM-Insulin

Highlights ADA 2017

A cura di Marcello Monesi

30 giugno 2017 (Gruppo ComunicAzione) – Nel simposio svoltosi durante 77th Scientific Sessions dell’ADA, tenutesi a San Diego (California; USA), dal titolo Inibizione di PCSK9 in pazienti dislipidemici affetti da diabete, sono stati presentati i risultati di due studi ODYSSEY DIABETES in cui la somministrazione di alirocumab, appartenente alla classe dei PCSK9 inibitori, ha determinato la riduzione dei livelli plasmatici di colesterolo sia LDL (C-LDL) sia non HDL.

Le persone affette da diabete sono maggiormente interessate da dislipidemia e da un conseguente incremento del rischio cardiovascolare. PCSK9 è una proteina che si lega ai recettori per le LDL sulla superficie dell’epatocita, determinando una riduzione dell’attività recettoriale e una minore degradazione delle LDL circolanti; alirocumab è un anticorpo monoclonale che agisce bloccando l’azione di PCSK9, determinando quindi un’aumentata captazione e metabolizzazione epatica di colesterolo e una conseguente riduzione dei livelli circolanti di LDL. Gli studi ODYSSEY includono numerosi trial aventi come obiettivo la valutazione di alirocumab. L’ODYSSEY DM-Insulin è stato il secondo dei due studi presentato.

Disegno e metodi dell’ODYSSEY DM-Insulin

Si tratta di uno studio internazionale di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, confrontato con placebo, condotto in 108 centri ubicati negli USA e in Europa. Lo studio ha reclutato pazienti insulino-trattati con diabete tipo 1 e tipo 2 (DMT2), caratterizzati da alto rischio cardiovascolare e ipercolesterolemia non adeguatamente controllata dalla terapia con statine al massimo dosaggio tollerato.

Nello specifico, qui trattiamo in particolare dei risultati ottenuti nei pazienti con DMT2. Lo studio ha coinvolto 441 adulti con DMT2 con livelli di C-LDL ≥70 mg/dl. I pazienti erano in terapia con la massima dose tollerata di statina o non la assumevano perché intolleranti. In aggiunta, i pazienti erano affetti da malattia cardiovascolare aterosclerotica o presentavano almeno un fattore di rischio, oltre al diabete.

I soggetti in studio sono stati randomizzati all’assunzione di 75 mg di alirocumab (n = 294) o di placebo (n = 147) mediante singola iniezione a cadenza bisettimanale. I pazienti del gruppo alirocumab che dopo 8 settimane presentavano livelli di C-LDL ≥70 ricevevano – alla 12ma settimana – un incremento della dose in cieco fino a 150 mg. Gli endpoint primari del trial erano la differenza in percentuale del C-LDL calcolato dall’inizio dello studio alla 24ma settimana e gli eventi avversi.

Risultati

I risultati indicano che alla 24ma settimana alirocumab ha significativamente ridotto il C-LDL del 49% rispetto al placebo, migliorando al contempo anche gli altri parametri lipidici. Inoltre, l’80% dei pazienti ha raggiunto il target raccomandato di C-LDL con la dose di 75 mg di alirocumab. I ricercatori hanno concluso che la somministrazione contemporanea di alirocumab e insulina è sicura, osservando un’incidenza di eventi avversi simile a quanto constatato per il placebo. Infine, la terapia con alirocumab è stata generalmente bene tollerata e non ha prodotto interferenze con il compenso glicemico.

I risultati del trial, il primo dedicato specificamente alla valutazione di un PCSK9 inibitore in pazienti affetti da DMT2, sono comparabili a quanto precedentemente emerso nel programma di studi ODYSSEY. Lo studio ha altresì valutato l’effetto di alirocumab su alcuni nuovi parametri lipidici che permetteranno ai ricercatori di comprendere meglio gli effetti della molecola sulla dislipidemia aterogena del diabete (caratterizzata da ipertrigliceridemia, LDL elevate, basse HDL e lipemia postprandiale, e che riconosce nella resistenza insulinica la causa principale).

Commenti e prospettive

“Le persone affette da diabete presentano un rischio cardiovascolare elevato, e la dislipidemia è uno dei principali fattori di rischio per le complicanze macrovascolari”, ha affermato Lawrence Leiter, ricercatore presso il Li Ka Shing Knowledge Institute del St. Michael’s Hospital di Toronto (Canada), e professore nei dipartimenti di medicina e scienze nutrizionali dell’Università di Toronto.

“Nonostante l’attuale standard di cura della terapia ipolipemizzante, molti soggetti diabetici presentano persistenti alterazioni del profilo lipidico che determinano un incremento del rischio cardiovascolare residuo” ha aggiunto. E ha concluso: “Nelle persone con diabete, il rischio cardiovascolare aumenta di pari passo con la durata della malattia, soprattutto negli insulino-trattati. I risultati dello studio ODYSSEY DM-Insulin ci forniscono preziose informazioni sull’efficacia e la sicurezza di alirocumab in tale categoria di pazienti a elevato rischio cardiovascolare, e aiuteranno a indirizzare i processi decisionali clinici oltre la terapia con le statine”.


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