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L’efficacia delle terapie per il diabete tipo 2 può variare in relazione a età e sesso? Risultati di una metanalisi su dati aggregati e individuali

Punti chiave

Domanda: L’efficacia dei farmaci per il diabete quali SGLT2i, GLP-1 RA e DPP4i sul compenso glicemico è nota. In particolare, gli SGLT2i e i GLP-1 RA hanno una marcia in più, ormai riconosciuta dalle evidenze scientifiche per quanto riguarda i benefici cardionefrovascolari che li contraddistinguono rispetto agli altri farmaci per la cura del diabete. Ma ci sono differenze nell’efficacia di tali molecole in base all’età e al sesso?

Risultati: Una recente metanalisi di dati aggregati e individuali ha analizzato 616 studi clinici con SGLT2i, GLP-1 RA e DPP4i riguardo a efficacia (HbA1c) e riduzione dei MACE. Il dato principale emerso evidenzia una riduzione di efficacia sulla riduzione dei valori di HbA1c con gli SGLT2i pari allo 0,25% per un incremento di 30 anni di età, a fronte però di una maggiore riduzione dei MACE nelle persone più anziane.

Significato: I farmaci innovativi sono egualmente efficaci negli uomini e nelle donne, sia in termini di miglioramento dell’iperglicemia sia di riduzione degli eventi cardiovascolari; gli SGLT2i risultano maggiormente cardioprotettivi nei pazienti più anziani nonostante minori riduzioni di HbA1c. Pertanto, nella pratica clinica i nuovi farmaci con provato beneficio cardiovascolare possono rappresentare una valida e sicura opzione terapeutica, indipendentemente dall’entità della riduzione di HbA1c, dall’età e dal genere.


18 febbraio 2025 (Gruppo ComunicAzione) – A cura di Sara Colarusso

Cosa si sa già? Sono ormai numerose le evidenze sui benefici cardionefrovascolari degli SGLT2i e GLP-1 RA nella terapia del diabete tipo 2 (DT2), tali da aver modificato – in anni recenti – le linee-guida in uso e la pratica clinica.

Nell’ambito della medicina di genere, non è ancora noto se fattori come età e sesso possano influire sull’efficacia di tali nuovi farmaci. Quasi la metà dei pazienti con DT2 ha più di 65 anni e, con l’età, aumenta anche il rischio delle complicanze così come la necessità di un trattamento indubbiamente efficace ma sicuro, con obiettivi meno stringenti. Di fatto, le donne sono meno esposte al rischio di DT2 rispetto agli uomini, ma le donne con DT2 presentano un maggior rischio cardiovascolare e sono trattate in maniera meno intensiva rispetto agli uomini con DT2.

Le linee-guida non raccomandano trattamenti differenti rispetto all’età e al sesso nei pazienti con DT2, ma è pur vero che negli studi clinici donne e persone anziane sono poco rappresentate. E spesso, pur risalendo ai dati individuali di singoli studi, questi mancano di potere statistico per dimensioni campionarie e ricorrendo alle metanalisi si può andare incontro ad errori di aggregazione.

Cosa c’è di nuovo? Un gruppo di ricercatori inglesi ha recentemente pubblicato su JAMA una revisione sistematica e metanalisi di dati sia aggregati sia individuali di studi clinici su SGLT2i/GLP-1 RA/DPP4i per valutare se l’efficacia di tali farmaci varia in relazione ad età e sesso.

I ricercatori hanno selezionato 685 studi clinici randomizzati che valutano SGLT2i/GLP-1 RA/DPP4i per efficacia in termini di emoglobina glicata (HbA1c) e di eventi cardiovascolari maggiori (MACE [major adverse cardiovascular events], morte per tutte le cause, infarto o ictus non fatali) rispetto a placebo, comparatore attivo o altra classe farmacologica. Nella metanalisi sono stati inseriti 616 studi, con un totale di 541 dati aggregati e 75 dati individuali disponibili, includendo rispettivamente230.608 e 75.850 partecipanti. Le caratteristiche fra i dati aggregati e individuali erano simili. L’età media era 59 e 64 anni negli studi su HbA1ce MACE, rispettivamente; la percentuale di donne incluse era del 43 e del 44%, rispettivamente.

Osservando riduzioni di HbA1c di 0,5-1% con gli SGLT2i rispetto a placebo, tali farmaci risultavano essere meno efficaci nei pazienti più anziani: ogni 30 anni una riduzione dell’efficacia diHbA1c di 0,25%. D’altro canto, gli SGLT2i hanno dimostrato una maggiore riduzione dei MACE proprio nei pazienti più anziani, a dispetto della minore efficacia sul compenso glicemico.

Nessuna altra differenza significativa è stata osservata riguardo al genere, né altre differenze per gli altri farmaci in relazione all’età.

Spunti per la pratica clinica. Risvolto interessante dei dati analizzati è la valorizzazione della scelta di farmaci come gli SGLT2i nelle persone anziane, per le quali tali molecole rappresenterebbero pertanto una notevole opportunità, combinando la necessità di perseguire target meno stringenti mediante farmaci sicuri e il vantaggio di una buona protezione cardiovascolare.

Punto di forza di questa metanalisi è la valutazione dei dati individuali dei partecipanti, a fronte di una migliore potenza statistica e di una riduzione dei bias di aggregazione. L’analisi non ha altresì potuto includere altri endpoint clinici come – ad esempio– gli eventi renali, né gli eventi avversi, né una misura dello stato di fragilità dei pazienti anziani, aspetti questi da sviluppare in future valutazioni.

In conclusione, l’efficacia dei farmaci innovativi per il diabete è sovrapponibile negli uomini e nelle donne; l’efficacia ipoglicemizzante degli SGLT2i appare lievemente ridotta nell’età più avanzata, seppur preservando una importante riduzione degli eventi cardiovascolari che anzi aumenta proprio con l’età. E ciò enfatizza l’opportunità di implementare sempre più approcci di trattamento farmacologico per il diabete che non siano basati esclusivamente sul compenso glicemico bensì sui benefici cardiovascolari, a maggior ragione in gruppi di pazienti che richiedono terapie meno intensive e più sicure.


JAMA 2025 Feb 3:e2427402. Online ahead of print

PubMed

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