Skip to content

Congresso EASD 2016 – Highlights

Indice congresso    13 settembre    14 settembre    15 settembre    16 settembre   

Le relazioni del 13 Settembre

Il diabete nella donna è collegato a complicanze alla nascita: esistono rischi sostanziali per i bambini di mamme con diabete gestazionale o diabete preesistente

Il diabete nella donna è collegato a complicanze alla nascita: esistono rischi sostanziali per i bambini di mamme con diabete gestazionale o diabete preesistente
All’EASD 2016, uno studio italiano di popolazione – presentato durante una sessione poster dal Dott. Basilio Pintaudi (Ospedale Niguarda Ca’ Granda, Milano) – ha mostrato che le complicanze neonatali sono più comuni nelle gravidanze tra le donne con diabete gestazionale o diabete preesistente. Il rischio di ipoglicemia neonatale, per esempio, era 10,1 volte maggiore nei bambini nati da donne con diabete gestazionale (OR 10,1, IC 95% da 8,5 a 11) e 36 volte superiore per quelli nati da madri con il diabete preesistente (OR 36,0, IC 95% 27,1 a 47,8).

Pintaudiha precisato in che tali rischi erano indipendenti dalla presenza di altre condizioni cliniche di complicazione della gravidanza. Aggiungendo: “Una maggiore attenzione dovrebbe essere posta alla cura delle donne in gravidanza con diabete gestazionale o diabete. Altre condizioni cliniche, rappresentate principalmente da disturbi ipertensivi e della tiroide, potrebbero complicare l’esito della gravidanza”.

Pintaudie colleghi hanno anche riscontrato diverse altre anomalie tra i bambini selezionati da dati amministrativi provenienti dalla regione Puglia dal 2002 al 2012. I ricercatori hanno identificato 135.163 gravidanze e di esse 1357 presentavano un diabete gestazionale e 234 erano in donne con diabete pregravidico.

Quando confrontati con i neonati la cui madre aveva normali livelli di glucosio, i bambini nati da donne con diabete gestazionale avevano maggiori probabilità di essere o piccoli per l’età gestazionale o di grandi dimensioni per l’età gestazionale – l’OR in entrambi i casi è stato 1,7, (IC 95% per i piccoli per l’età gestazionale 1,4-2,0 e per i grandi 1,3-2,1).

Rispetto ai controlli, i bambini nati da donne con diabete pregravidico avevano una probabilità quasi 6 volte maggiore di essere di piccole dimensioni alla nascita (OR 5,8, IC 95% 4,4-7,7); e il rischio relativo di avere un bambino grande per l’età gestazionale è stato ancora maggiore (OR 7,9, IC 95% 5,7-10,9).

Altri risultati dello studio hanno rilevato che:

  • L’ittero aveva un rischio maggiore del 70% nei bambini nati da madri con diabete gestazionale (OR 1,7, IC 95% 1,5-2,0); e un aumento del rischio di 2,6 volte se la madre aveva il diabete pregravidico (OR 2,6, IC 95% 1,8-3,6).
  • Le malformazioni fetali avevano un aumento del rischio di 2,2 volte nelle donne con diabete gestazionale (OR 2,2, IC 95% 1,7-2,8); un rischio 3,5 volte superiore nelle donne che erano diabetiche pregravidiche (OR 3,5, IC 95% 2,2-5,7).
  • L’ipocalcemia/ipomagnesiemia del neonato avevano un rischio aumentato dell’80% tra le donne con diagnosi di diabete gestazionale (OR 1,8, IC 95% 1,2-3,0); un rischio 9,2 volte superiore nelle donne diabetiche pregravidiche (OR 9,2, IC 95% 5,5-15,5).
  • Il parto cesareo aveva un rischio del 90% maggiore nelle donne con diabete gestazionale (OR 1,9, IC 95% 1,7-2,2); e 8,5 volte superiore nelle donne diabetiche pregravidiche (OR 8,5, IC 95% 5,6-12,9) rispetto a gravidanze con normale tolleranza al glucosio.

Pintaudi ha anche rilevato che il diabete pregestazionale, ma non il diabete gestazionale, è risultato associato a un rischio maggiore di distress respiratorio e polidramnios nel neonato.

“I bambini di donne diabetiche e con diabete gestazionale affrontano rischi significativamente più elevati” ha commentato Jennifer Wu, MD (Lenox Hill Hospital, New York, NY; USA). “Tali rischi includono disturbi della crescita, ittero, malformazioni e aumento dei parti cesarei” ha detto. “I rischi sono maggiori per le donne diabetiche rispetto alle donne con diabete gestazionale. La corretta diagnosi e l’osservazione di tali pazienti è essenziale e può aiutare a rilevare precocemente un fattore di rischio”.

Nello studio, Pintaudi e il suo team hanno anche identificato gravidanze singole che sono state complicate da diabete gestazionale o prediabete. I rischi di esiti neonatali avversi sono stati stimati da modelli informatizzati dopo aggiustamento per età, ipertensione e disturbi della tiroide e l’uso di terapie che indica maggiore complessità della gravidanza.

Note
Pintaudi e Wu hanno dichiarato l’assenza di conflitti di interessi.

Fonte
Pintaudi B, et al. Glucose alteration in pregnancy and risk of adverse neonatal outcomes. EASD 2016; Abs 924.


Il passaggio da DPP-4 a GLP-1 migliora gli outcome del diabete tipo 2

All’EASD 2016 il gruppo di ricercatori guidato da Timothy Bailey, MD (Advanced Metabolic Care and Research Institute, Escondido, CA; USA), ha riferito che il passaggio da sitagliptin (in combinazione con metformina) a liraglutide quale add-on a metformina nel diabete di tipo 2 ha migliorato l’endpoint composito.

In un’analisi prespecificata di endpoint secondario composito dello studio LIRA-SWITCH, la percentuale di pazienti il cui l’HbA1c è scesa di almeno 1,0 punto percentuale, senza aumento ponderale, a 26 settimane è stata del 52,8% con il GLP-1 liraglutide rispetto al 29,1% con il DPP-4 sitagliptin, con una differenza di 2,85 volte (p <0,0001).

Baileye colleghi hanno riferito che la percentuale che ha ottenuto l’obiettivo di HbA1c ≤7,0% senza aumento ponderale era, allo stesso tempo, 48,3 vs. 24,2%, con una differenza di 3,40 volte (p <0,0001).

“Quando sitagliptin non è sufficiente a controllare la glicemia, il passaggio a liraglutide fornisce un’opzione di trattamento clinicamente rilevante, pur consentendo ai pazienti di rimanere in duplice terapia” ha detto Bailey.

“L’idea di outcome composito può apparire un po’ fantasioso per gli organismi regolatori, ma per i nostri pazienti e per noi curanti penso che sia molto intuitivo che i pazienti non solo vogliano raggiungere l’obiettivo glicemico, ma lo vogliano fare in modo sicuro, con la minor quantità possibile di ipoglicemie possibile e preferibilmente senza incremento ponderale” ha aggiunto. E ha ricordato che sitagliptin è stato associato a più casi di ipoglicemia confermata (1,5 vs. 0,0%), anche se non gravi.

In un’analisi post hoc, l’obiettivo glicemico, senza aumento ponderale o ipoglicemia confermata, a 26 settimane è stato raggiunto con una probabilità maggiore di 3,4 volte con liraglutide (48,3 vs. 24,2%, p <0,0001).

Liraglutide, però, ha avuto più eventi avversi, costituiti prevalentemente da nausea, che in qualche caso hanno portato alla sospensione della somministrazione, ha specificato Bailey. E si sono verificati anche più casi di aumento della lipasi (11 vs. 1%), senza pancreatite, e di aumento della frequenza cardiaca (2,57 bpm vs. -0,11 su sitagliptin, p = 0,0011).

Lo studio comprendeva 407 pazienti affetti da diabete di tipo 2 con livelli di HbA1c da 7,5 a 9,5%, in terapia stabile con sitagliptin e metformina, che sono stati randomizzati a doppio cieco a trattamento con liraglutide (1,8 mg/giorno) o a continuare sitagliptin (100 mg/die), associati entrambi a metformina. L’outcome primario di cambiamento di HbA1c e peso favorito dal passaggio a liraglutide è stato riportato su Diabetes, Obesity and Metabolism.

Tuttavia, non è stata una sorpresa che gli endpoint compositi, che includevano il peso come elemento chiave, abbiano favorito la liraglutide, ha commentato Carolyn Deacon, PhD (University of Copenhagen, Danimarca). Il quale ha aggiunto: “Quando si sta confrontando un inibitore DPP-4 con un GLP-1, e quando si mette il peso corporeo in un endpoint composito, il vantaggio è a favore del GLP1 perché gli inibitori sono generalmente neutri sul peso”. Cosa che, ha aggiunto, potrebbe essere importante per i pazienti che hanno bisogno di perdere peso e sono prevenuti mentalmente contro le iniezioni.

Michael Nauck, MD (San-Josef Hospital, Ruhr-University Bochum, Germania), co-chair della sessione, ha detto: “Dato che solamente la metà circa dei pazienti ha raggiunto l’obiettivo dopo il passaggio a GLP1, lo studio suggerisce la necessità di un cambiamento della terapia abbastanza precoce per i pazienti non a target”.

Dal canto suo, Bailey ha confermato: “Le persone che superano i loro obiettivi di emoglobina glicata di 7 o 8 dovrebbero modificare la loro terapia non tanto aggiungendo farmaci ma provando questo approccio di cambiamento”.

“L’aggiunta di DPP-4 e GLP-1 insieme non ha dimostrato molta differenza incrementale nel controllo della glicata” ha osservato Nauck, e Bailey ha chiosato: “Non ne giustifica certamente il costo”.

Note
Bailey ha dichiarato rapporti con Abbott, ACON Laboratories, AstraZeneca, Bayer, BD Biosciences, Boehringer-Ingelheim, Bristol Myers Squibb, Companion Medical, Dexcom, Elcelyx, Insulet, Lily, Janssen, Lexicon, Lifescan, Medtronic, Merck, Novo Nordisk, Sanofi e Versartis; ed è dipendete dell’AMCR Institute.
Lo studio è stato sostenuto da Novo Nordisk.

Fonte
Bailey T, et al. Switching from sitagliptin to liraglutide in subjects with type 2 diabetes: Analysis of composite endpoints from the LIRA-SWITCH randomised trial. EASD 2016; Oral Pres. 1.