Basta (solo) un po’ di zucchero
Alberto De Micheli
diabetologo
Lo zucchero è il nemico numero uno del cuore? Non esattamente: sono le calorie in eccesso ad ‘avvelenare’ l’organismo. Evitare i cibi e le bevande ricche di zuccheri aggiunti è un modo razionale per ridurre le calorie in eccesso. Diabetenograzie.it ne ha parlato con Alberto De Micheli, editore di Diabetologia33 e di altre testate di informazione medico-scientifica.
Lo zucchero è il nemico pubblico numero uno?
C’è molta discussione. Uno studio prospettico, vale a dire effettuato seguendo nel tempo un certo numero di persone, ha mostrato una correlazione fra la quantità di zuccheri aggiunti presenti nella dieta e un aumento importante nel rischio cardiovascolare. Insomma chi consuma troppi zuccheri muore prima. E’ una correlazione importante. Chi consuma il 10% di zuccheri in più rispetto alla media ha un rischio di eventi cardiovascolare pari al 30% in più della media. Chi consuma il 25% di zuccheri in più ha un rischio non del 60 o 70% ma del 300% superiore di un infarto o ictus più o meno invalidante o mortale.
Mi sembrano dati inquietanti…
Lo sono, ma lo studio non dimostra che lo zucchero aggiunto in sé o che una certa categoria di alimenti come le bevande zuccherate in sé sono pericolose per la salute. Si potrebbe benissimo pensare che a un eccesso di zucchero corrisponde un aumento delle calorie assunte e questo eccesso di calorie aumenta il rischio.
Questo non cambia molto le cose…
Dal punto di vista della educazione alimentare no. Visto che assumere troppe calorie significa aumentare il rischio cardiovascolare, insomma moltiplicare la possibilità di subire un infarto o un ictus nei prossimi 5 o 10 anni, un buon modo per ridurre queste calorie è rinunciare ai cibi che contengono zuccheri aggiunti: bevande zuccherate, merendine fuoripasto etc etc. Sono alimenti che possono essere evitati o fortemente limitati con una certa facilità.
Possiamo dire che rinunciare alle bevande zuccherate è la singola miglior cosa che una persona possa fare per la sua salute?
Dopo smettere di fumare se fuma e dopo l’esercizio fisico quotidiano se è sedentario. Sì. Ma dipende. Vedi: questi studi sono realizzati nei Paesi anglosassoni dove il consumo di bevande zuccherate è assai frequente, ed è lecito pensare che si tratti della prima causa di sovrappeso: invece di versare acqua nel bicchiere versano una bevanda gassata e zuccherata. Da noi questo problema esiste ma in misura più limitata. Ci sono persone che assumono calorie in eccesso per un consumo eccessivo di pane o di pasta o di formaggi o di salumi.
D’altra parte se la scienza non prova che lo zucchero è un fattore di rischio indipendente, cioè che è lo zucchero a far male, sarà ben difficile avviare strategie di salute pubblica simili a quelle adottate nei confronti della nicotina.
E’ vero. Va detto che ci sono evidenze di questo tipo relative al fruttosio. In molte bevande e alimenti l’alto tenore di zucchero proviene dall’uso di sciroppo d’acero, un componente assai poco costoso a base di fruttosio. E si è visto un effetto negativo del fruttosio per esempio sul fegato indipendente dalle calorie. Comunque non è detto che le strategie proibizioniste siano l’unica risposta che si può dare. Si potrebbe per esempio aumentare l’Iva sui prodotti con zuccheri aggiunti e abbassarla su quelli con zuccheri naturali come la frutta.
Una misura di questo tipo potrebbe essere impopolare. Quasi tutti sentiamo una istintiva attrazione per ciò che è dolce.
Anche questo è stato provato. Il sapore dolce attiva delle risposte positive a livello neurologico. Qualcuno ha parlato di ‘droga’. E’ comprensibile dal punto di vista evolutivo che l’uomo abbia sviluppato un istintiva preferenza verso cibi che offrono un alto potere nutritivo. Solo che con la vita sedentaria che facciamo non abbiamo più la possibilità di consumare queste calorie le quali ‘ristagnano’ nel nostro corpo e in vari modi letteralmente ci avvelenano.
Un intervento di sanità pubblica di natura fiscale può essere efficace?
Non sarà risolutivo e deve essere accompagnato da misure di educazione a livello pubblico a livello di Medicina di base e specialistica, ma ricordiamoci che su grandi numeri anche un piccolo risultato può avere un impatto importante. Ridurre dell1% il rischio cardiovascolare su una popolazione come quella italiana può tradursi in migliaia o decine di migliaia di infarti e ictus in meno.