Cosa può fare lo specialista
A Giuseppe Panebianco piacerebbe davvero poter dire: “Porte aperte negli ambulatori di diabetologia per chi vuole prevenire il diabete”. Ma non è possibile. Ogni mese i quattro ambulatori del Servizio di diabetologia della Ulss 17 diretto da Panebianco, tra Conselve, Monselice ed Este e Montagnana devono accogliere 80-100 nuovi pazienti diagnosticati che si aggiungono ai 7 mila seguiti. «La persona che vuole sapere di più su come prevenire il diabete ha un punto di riferimento sicuro nel medico di Medicina generale e può migliorare le sue conoscenze partecipando ai numerosi incontri organizzati da diversi enti», spiega Panebianco laureato e specializzato nella grande scuola di diabetologia e di malattie del metabolismo di Padova, «fra i quali le associazioni fra persone con diabete, soprattutto se dedicati alla alimentazione e all’esercizio fisico».
Diverso il caso della persona che magari ha una glicemia ancora normale o quasi normale ma che assomma almeno tre fattori di rischio metabolico: sovrappeso (giro vita superiore a 102 cm per i maschi e 88 cm per le femmine), trigliceridi alti, colesterolo non in equilibrio, ipertensione. «In questo caso non siamo in più in prevenzione, siamo davanti a una vera condizione, la Sindrome metabolica, che deve essere seguita dal medico di Medicina generale ma va inquadrata da una struttura specialistica come può essere un Servizio di diabetologia», nota Panebianco.
In molti Servizi di diabetologia la persona con sindrome metabolica può trovare una consulenza dietologica e dei consigli personalizzati, se necessario l’impostazione di una terapia anche farmacologica.
Anche in questo caso però sarebbe impossibile e controproducente affidare al servizio specialistico l’assistenza. «La persona con Sindrome metabolica deve rendersi conto che corre un serio rischio non tanto e solo di diabete ma soprattutto di infarto e di ictus. Lo specialista lo può aiutare, ma ha bisogno soprattutto di essere seguito da un medico di Medicina generale sensibile a questo aspetto del suo lavoro, aggiornato e anche… convincente», nota Panebianco, «moltissimi medici di famiglia, sempre di più, ma non tutti, rispondono a questo identikit. Se non ci sono… vanno cercati».