Il digiuno intermittente può prevenire il diabete?
A cura di Lucia Briatore
Gli effetti sulla salute del digiuno intermittente, cioè l’alternanza di periodi in cui si consuma cibo a volontà e periodi prolungati di digiuno, sono stati scoperti quasi per caso nei topi da laboratorio. Gli scienziati hanno osservato che concentrare l’alimentazione in poche ore era vantaggioso per lo stato di salute dei topi, con effetti positivi soprattutto a livello cardiometabolico quali riduzione della pressione arteriosa, dell’insulino-resistenza, del tessuto adiposo (soprattutto quello più dannoso che si trova all’interno dell’addome) e dell’insorgenza di diabete, ictus e malattie cardiache.
Ma come agisce il digiuno intermittente? Il suo meccanismo parte dalla fisiologia della digestione e della secrezione di insulina. In pratica, il cibo che mangiamo viene scomposto dagli enzimi nel nostro intestino in piccole molecole che, alla fine del processo di digestione, vengono assorbite, entrano nel circolo sanguigno e arrivano come nutrimento in tutti i tessuti dell’organismo. I carboidrati, in particolare gli zuccheri e i cereali raffinati (come, ad esempio, le farine bianche e il riso), vengono rapidamente scomposti in glucosio che è successivamente immesso nel flusso di sangue e usato dalle nostre cellule per produrre energia. Quando il glucosio non viene utilizzato completamente, il corpo non lo spreca ma lo immagazzina nel tessuto adiposo trasformandolo in grasso.
Il principale attore di questo fine meccanismo che regola il consumo del glucosio è l’insulina, un ormone prodotto dal pancreas che viene rilasciato in circolo soprattutto dopo i pasti, quando i livelli di glucosio aumentano, e consente al glucosio stesso di entrare all’interno delle cellule. L’insulina ha inoltre un effetto antilipolitico, cioè blocca la degradazione del grasso accumulato nel tessuto adiposo. Tra un pasto e l’altro, quindi, i nostri livelli di insulina diminuiscono e le nostre cellule adipose possono rilasciare il loro zucchero immagazzinato, da utilizzare come energia.
Queste sono le premesse necessarie per comprendere che lo scopo del digiuno intermittente è consentire ai livelli di insulina di scendere abbastanza e abbastanza a lungo da permettere al corpo di bruciare i grassi accumulati. Le sperimentazioni cliniche sull’uomo sono iniziate circa 15 anni fa e sono ancora in corso, con risultati sovrapponibili a quelli dei modelli animali. Le ricerche hanno sperimentato due modelli di digiuno intermittente: nel primo modello, i pasti vengono concentrati in 6-10 ore mentre nel resto della giornata viene effettuato il digiuno; nel secondo modello, chiamato 5-2, vengono ridotte moltissimo le calorie assunte in due giorni della settimana (circa 500 calorie al dì), mentre nei restanti 5 giorni l’alimentazione è libera.
Al momento, i risultati preliminari sono incoraggianti. Vi sono tuttavia ancora diversi aspetti da chiarire, a iniziare dagli effetti a lungo termine di questo modello alimentare, perché gli studi a oggi condotti hanno una durata di pochi mesi. Sono infine ancora da comprendere alcuni aspetti pratici, come ad esempio quale sia la fascia oraria migliore per concentrare i pasti e quali possano essere le conseguenze a livello personale e sociale di questo tipo di alimentazione. Occorrerà attendere ancora qualche tempo perché le sperimentazioni ci diano risposte conclusive.
Chrono-nutrition for the prevention and treatment of obesity and type 2 diabetes: from mice to men
Diabetologia 2020;63:2253-9
Early versus late time-restricted feeding in adults at increased risk of developing tipe 2 diabetes: is there an optimal time to eat for metabolic health?
Nutrition Bulletin. 25 december 2020