Il topo giusto per prevenire il diabete
Il topo del deserto è un roditore vive nelle zone sabbiose e desertiche del Nord Africa e del Medio Oriente. È chiamato giustamente ‘topo delle sabbie’ o ‘topo del deserto’, mentre il nome scientifico Psammomys obesus non gli rende giustizia. Questo topo infatti diventa obeso solo quando viene catturato, prima di tutto perché smette di fare esercizio fisico, in secondo luogo perché, istintivamente, i primi studiosi gli proponevano una dieta ad alto tenore di carboidrati, come si fa con i roditori. Il topo delle sabbie invece si ciba soprattutto delle piante che trova nel deserto, ricche di acqua e di sali. Quando passa da una dieta ad alto tenore di fibre a una ricca in carboidrati e quando smette di fare esercizio fisico lo Psammomys obesus diventa rapidamente obeso e sviluppa in 8 casi su 10 il diabete con un meccanismo molto simile a quello dell’uomo. Ciò rende questo animale molto utile nelle ricerche sul diabete.
Non è solo per gratitudine che abbiamo scelto questo delizioso topino, di colore rossiccio e bruno docile e pelosetto, come testimonial. Il fatto è che – restituito a una dieta ad alto tenore di fibre e, soprattutto, abbandonando la sedentarietà – lo Psammomys guarisce dal diabete. Il corpo perde rapidamente grasso, si sviluppa la massa muscolare, aumenta la sensibilità all’insulina e diminuisce la produzione di insulina del pancreas. Per i curiosi aggiungiamo che la tendenza al diabete e la capacità di ritornare alla normoglicemia dipende dalla capacità di ridurre e aumentare il numero di recettori della tirosinchinasi nelle cellule). Insomma lo Psammomys obesus è l’unico mammifero che può guarire dal diabete. Se smette di essere ‘obesus’, ovviamente.
Fra i numerosi studi dedicati al Sand rat o Fat sand rat (o Israel fat sand rat) nella letteratura scientifica citiamo:
H Kanety, S Moshe, E Sharir, B Lunenfeld and A Karasik
Hyperinsulinemia Induces a Reversible Impairment in Insulin Receptor Function Leading to Diabetes in the Sand Rat Model of Non-Insulin-Dependent Diabetes Mellitus.
Proceedings of the National Academy of Sciences, 1994(91): 1853-1857.