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Diabete No Grazie

Microbioma: cosa abbiamo in pancia?

Si chiama 'microbioma intestinale' ed è una sorta di organo collettivo formato da 100 mila miliardi di batteri che in parte collaborano e in parte determinano il nostro equilibrio metabolico e immunitario. Si è aperto un nuovo orizzonte di ricerca dal quale sono emerse finora solo alcune conclusioni. Ce lo spiega il diabetologo Riccardo Fornengo
Riccardo Fornengo, laureato in Medicina a Torino e specializzato in Endocrinologia e malattie metaboliche e Andrologia, è diabetologo presso l’Ospedale di Chivasso. Fa parte del comitato di redazione di Diabete No Grazie.

In pancia ne abbiamo 100 mila miliardi, dieci volte più delle cellule del nostro corpo: sono batteri, virus, protozoi la cui funzione rimane sostanzialmente sconosciuta. Una volta si parlava di ‘flora batterica intestinale’ come se avesse scarsi rapporti con il nostro organismo, una cosa inerte a se stante, oggi di microbioma intestinale. Per peso (1,5 chili in totale) e importanza può essere considerato un vero organo del nostro corpo, addirittura uno dei più grandi e importanti ma del quale sappiamo meno. «Negli ultimi anni si sono però moltiplicati gli studi, e si ha la sensazione che questa sarà una delle direzioni di ricerca più interessanti. Per esempio per comprendere i meccanismi che causano l’obesità, e in prospettiva, le possibilità di prevenirla e curarla. Come anche le intolleranze alimentari o alcune malattie autoimmuni», afferma Riccardo Fornengo, diabetologo presso l’opedale di Chivasso e componente del comitato di direzione di Diabete No Grazie che da tempo segue con attenzione questo affascinante argomento.

Di cosa parliamo quando usiamo il termine microbioma?
Il microbioma è l’insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali dei microorganismi in un determinato ambiente. In questo caso il nostro intestino. Microbiota invece definisce la ‘popolazione’ di microbi presenti in un habitat.

Insomma microbioma è il ‘pil’ prodotto da quella popolazione?
Qualcosa di più, perché nel concetto di bioma c’è il patrimonio genetico: ciò che viene ereditato, modificato e che si modificherà; quindi se vogliamo il pil e la ‘cultura’ di una popolazione.

E cosa sappiamo del microbioma intestinale? A proposito ce ne sono anche altri?
Certo. Per esempio la pelle ha un microbioma molto ricco, così come la bocca e lo stomaco. Questi ‘ambienti’, che più facilmente si interfacciano con l’esterno, hanno una popolazione più variegata rispetto a quella dell’intestino, ma parliamo solo di alcune migliaia di miliardi di organismi… poca roba rispetto alle popolazioni ospiti che abitano l’intestino. Comunque ne sappiamo ancora poco ma quello che si sta scoprendo è affascinante.

Facciamo degli esempi…
Il microbioma di una persona obesa ha una composizione diversa da quello di una persona magra. La cosa interessante è che la sua composizione cambia prima che la persona diventi obesa o magra! Non solo. Nei topi si è scoperto che ‘trapiantando’ il microbioma di un topo obeso nell’intestino di un topo magro, quest’ultimo ingrassa e viceversa, a parità di alimentazione. Non sappiamo esattamente cosa avvenga, anche se iniziamo ad avere delle idee. Probabilmente il microbioma influenza la capacità digestiva, cosa e come viene assorbito.

Che l’obesità abbia a che fare con l’intestino è intuitivo. Ma ho letto che il microbioma determina anche fenomeni come le malattie autoimmuni.
Esatto, è possibile che vi siano dei legami anche molto stretti tra malattie come la celiachia, o le intolleranze alimentari o il diabete mellito tipo 1, infatti le persone con diabete di tipo 1 hanno un microbioma diverso dai coetanei senza diabete di tipo 1. Il microbioma sembra che sia fondamentale per lo sviluppo e la crescita di un sistema immunitario efficiente. Quindi è fondamentale che il microbioma fin dalla nascita sia ‘sano’ e che non subisca degli squilibri che possono essere alla base dell’insorgenza di molte malattie come quelle citate.

Ma cosa intendiamo per un microbioma ‘sano’?
Senza entrare nei particolari, intendiamo un certo equilibrio fra le ‘famiglie’ di batteri e altri organismi presenti nell’intestino e l’intestino stesso. Questa composizione varia molto nella prima infanzia, poi tende a essere abbastanza stabile nell’adulto sano, e poi cambia ancora con l’invecchiamento e soprattutto con le malattie. A proposito, anche smettere di fumare determina una modificazione del microbioma, questo forse spiega perché chi smette di fumare, in alcuni casi, aumenta di peso quando non modificano la loro alimentazione.

Sembra affascinante. Ma si aprono anche delle prospettive di cura?
Calma, calma. Per ora il microbioma è una ‘scatola nera’ noi ci limitiamo a vedere i rapporti fra quel che ‘entra’ e quel che ‘esce’. Non sappiamo cosa fanno questi batteri e come lo fanno. La strada è lunga. Vedo più vicina la strada della diagnostica per esempio. Prendiamo il rapporto fra microbioma e obesità per esempio, sicuramente quello dove si è fatta più strada: ci sono almeno 4 direzioni di ricerca: la composizione della flora batterica intestinale, la possibilità di manipolarla, l’impatto della alimentazione, e i meccanismi che legano il microbioma all’obesità. Le ricerche sono rese difficili dal fatto che non basta studiare il singolo batterio, ma si deve esaminare un intero sistema, un ecosistema o meglio un organo con il quale il nostro corpo vive in una ancestrale e complessa simbiosi.

Ma in attesa delle cure, cosa può fare la persona comune ora?
La sensazione è che assumere prebiotici, sostanze che nutrono la flora batterica, o probiotici, come i famosi fermenti vivi, possa aiutare il microbioma a vivere meglio. Sappiamo che occorre limitare al massimo l’uso degli antibiotici se non quando necessario e nelle dosi e tempi giusti. Pochi giorni di cura con antibiotici cambiano per anni, forse per sempre, la composizione dei batteri intestinali dando luogo a veri e propri genocidi batterici. Indubbiamente dobbiamo tenere anche conto delle altre sorgenti di antibiotici, come quelli che possono finire nella catena alimentare degli animali da allevamento, o nel latte. E c’è anche un’altra cosa…

Cioè?
Dovremo stare attenti a non colpevolizzare, anche inconsciamente, le persone obese. Probabilmente ci sono molti casi in cui l’obesità non è dovuta a un comportamento alimentare sconsiderato. Sappiamo che esistono cause come la cattiva ed eccessiva alimentazione, la povertà, la deprivazione sociale, la ridotta possibilità di fare esercizio fisico, eccetera; ma adesso dobbiamo tenere conto anche del ruolo che potrebbe giocare questo ‘nuovo organo’ che è dentro di noi dalla notte dei tempi e che solo ora iniziamo a studiare.