Un acceso confronto fra lobby e Stati
La dichiarazione con la quale si è conclusa la Sessione delle Nazioni Unite sulle malattie croniche può sembrare blanda e quasi priva di significato (scarica la risoluzione). In realtà dietro a questo incontro – preceduto nell’aprile 2011 a Mosca da una riunione dei ministri della Sanità di tutto il mondo dedicata al controllo delle malattie non trasmissibili e organizzata dall’Oms – c’è stato un lungo e acceso confronto politico e diplomatico.
I negoziati che hanno preceduto il summitt tenuto a settembre 2011 alle Nazioni Unite sono stati inaspettatamente lunghi e difficili scrive la rivista americana Foreign Affairs e si erano anche brevemente interrotti per raggiungere il consenso qiasi all’ultimo minuto.
Multinazionali della birra come Anheuser-Busch, InBev and Molson Coors sono state invitate a partecipare ai lavori come ‘rappresentanti della società civile’. Pepsi (bevande gassate e snack) ha sponsorizzato eventi per i delegati e ha partecipato attivamente ai lavori attraverso organizzazioni come l’United Nations Business Council e la International Food and Beverage Alliance. Più defilate le multinazionali del tabacco. Il lobbying delle imprese è riuscito a evitare che l’Onu chiedesse in maniera forte ai governi di limitare in qualche modo il consumo di tabacco, alcolici e alimenti insalubri o di tassarli.
La battaglia più forte si è giocata sul fronte dei brevetti. Se l’Onu avesse definito il problema “una emergenza mondiale” i governi del terzo Mondo avrebbero potuto (autorizzati da apposite clausole del diritto internazionale) consentire alle loro aziende di produrre farmaci coperti da brevetti di Case farmaceutiche occidentali, le cosiddette ‘compulsory licence’. Le aziende che detengono questi brevetti sono riuscite a coinvolgere i loro governi: Usa. Canada e Ue hanno resistito all’idea di promuovere esplicitamente tasse e regolamenti sull’industria o di autorizzare la violazione dei brevetti sui farmaci, affiancati in questo dalla NCD Alliance un’organizzazione che si presenta come alleanza fra organizzazioni non governative ma che è finanziata da una dozzina di multinazionali farmaceutiche, scrive Foreign Affairs.
Viceversa un gruppo di 132 nazioni a basso e medio reddito supportata dalla Cina insisteva affinché l’Onu creasse le basi giuridiche che avrebbero permesso ai loro governi di agire. Favorevoli anche alcuni Paesi come India, Croazia o Israele, sedi di importanti multinazionali del farmaco generico.