Skip to content

Valutazione della variabilità glicemica tramite CGM in pazienti diabetici in emodialisi: risultati da uno studio italiano

2 febbraio 2015 (Congresso Medico) – I pazienti affetti da diabete di tipo 2 sottoposti a trattamento emodialitico cronico mostrano una più alta morbilità e mortalità rispetto ai pazienti non diabetici principalmente per maggiore incidenza di complicanze cardiovascolari che, secondo diversi autori, potrebbe essere messa in relazione a repentine fluttuazioni della glicemia (variabilità glicemica). E’ noto infatti che l’insufficienza renale terminale è caratterizzata da un lato da una minore sensibilità all’insulina (dovuta principalmente allo stato uremico), dall’altro da una maggiore predisposizione all’ipoglicemia (anche asintomatica) correlata all’alterazione del metabolismo dell’insulina.

Attualmente, nella maggior parte dei soggetti diabetici, il controllo glicemico viene effettuato tramite il dosaggio della emoglobina glicata e l’automonitoraggio glicemico capillare; è tuttavia risaputo che l’HbA1c non può essere considerata marker affidabile per il controllo glicemico in pazienti sottoposti a trattamento dialitico in considerazione della frequente concomitanza di anemia con necessità di emotrasfusioni o terapia con fattori stimolanti l’emopoiesi, come già commentato in una news pubblicata su questo sito (1), mentre l’automonitoraggio (con metodo HGT), produce dei valori puntiformi della glicemia in momenti specifici della giornata e – anche se può dare qualche informazione in più rispetto all’HbA1c sulla variabilità glicemica – è limitato dal numero di determinazioni effettuate al giorno.

I sistemi di monitoraggio glicemico continuo (CGM, Continuous Glucose Monitoring), dispositivi capaci di monitorare in modo continuativo i livelli interstiziali di glucosio, potrebbero rappresentare un valido strumento per stimare il controllo glicemico in pazienti sottoposti a emodialisi (HD), ma le esperienze a riguardo sono ancora limitate. Al fine di chiarire l’andamento del controllo glicemico tramite CGM in pazienti dializzati il Dott.M. Gai (Torino) e coll. hanno condotto uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Blood Purification (2).

Sono stati arruolati nello studio 12 pazienti diabetici (9 maschi) in trattamento emodialitico trisettimanale (età media 61,8 ± 13,9 anni; durata media del trattamento emodialitico 42,7 ± 37,6 mesi) a cui veniva posizionato un sistema di CGM (iPro™ 2 Professional CGM Medtronic MiniMed, Northridge, CA; USA) per la durata di 6 giorni. I pazienti partecipanti allo studio utilizzavano come schema terapeutico per il controllo della glicemia un trattamento insulinico sostitutivo di tipo basal bolus (analoghi dell’insulina ai pasti e insulina glargine prima di coricarsi).

Lo studio ha dimostrato, attraverso il grande numero di rilevazioni fornite dal CGM, che in fase intradialitica si registra un picco glicemico minimo, che nel 50% dei casi si manifesta a 200 minuti dall’ inizio della seduta dialitica con una riduzione del 50% della glicemia. Il picco glicemico minimo, descritto attraverso la mediana dei valori dei singoli pazienti è risultato di 79 mg/dl (min 45 mg/dl, max 138 mg/dl). E’ stato inoltre possibile rilevare 2 casi di ipoglicemia asintomatica intradialitica che non era stata identificata dalla routinaria misurazione della glicemia ad inizio e fine seduta. In fase postdialitica, preprandiale, il CGM ha evidenziato un picco iperglicemico, che si manifesta nel 50% dei casi intorno ai 150 minuti (2.30 ore) dalla fine della seduta emodialitica, con un aumento glicemico in media del 29% rispetto alla glicemia iniziale. L’osservazione del periodo notturno non ha individuato differenze statisticamente significative tra il giorno di dialisi e il giorno di non dialisi.

In conclusione, lo studio ha documentato che nei pazienti diabetici sottoposti a trattamento dialitico sostitutivo il CGM si è dimostrato uno strumento appropriato per valutare la variabilità glicemica intra- e interdialitica, suggerendo l’opportunità dell’elaborazione di sistemi di monitoraggio glicemico continuo in HD, collegati eventualmente ai monitor di dialisi. Si tratta peraltro di uno studio pilota, che potrebbe tuttavia aprire la strada a studi successivi, con campioni di numerosità maggiore, capaci di porre in correlazione la mortalità dei pazienti diabetici sottoposti a trattamento dialitico sostitutivo con il controllo della variabilità glicemica in emodialisi.

 

1) Infodiabetes, news del 24 giugno 2013

2) Blood Purif 2014;38(1):68-73

PubMed


AMD segnala articoli della letteratura internazionale la cui rilevanza e significato clinico restano aperti alla discussione scientifica e al giudizio critico individuale. Opinioni, riflessioni e commenti da parte degli autori degli articoli proposti non riflettono quindi posizioni ufficiali dell’Associazione Medici Diabetologi.