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Diabete No Grazie

Il miracolo della curcuma: mito o realtà?

La curcumina, se piace, usiamola in cucina: ma sperare di servire in tavola un elisir di lunga vita rischia di diventare una deludente illusione in un falso antidoto contro le malattie croniche e il naturale incedere della vita. A cura di Francesco Romeo

La curcuma, una pianta erbacea originaria dell’Asia sudorientale e largamente impiegata come spezia nelle cucine indiana, tailandese e di altre aree dell’est del pianeta, sta recentemente registrando ampia diffusione anche in Italia in ragione delle sue suggerite ma mai dimostrate proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, considerate in grado di proteggere soprattutto la salute cardiovascolare oltre che prevenire l’invecchiamento. Una recente rassegna (1) ha tentato di raccogliere e approfondire in modo critico i più recenti studi clinici che hanno valutato i potenziali effetti benefici del consumo di curcumina sulla promozione della salute umana e sulla prevenzione delle malattie, al fine di evitare la diffusione di informazioni sbagliate e/o di risultati ingigantiti. Secondo questi autori, il consumo di curcumina sembrerebbe apportare benefici in caso di obesità, sindrome metabolica e diabete. Ma non solo: il consumo di curcumina sembra esercitare effetti positivi in persone affette da vari tipi di cancro, steatosi epatica, depressione, artrite, malattie della pelle, malattie infiammatorie intestinali, e sintomi da sindrome premestruale. In considerazione della forte eterogeneità fra gli studi clinici riguardo alla dose e alle formulazioni efficaci di curcumina, così come alla durata di trattamento per ogni malattia cronica, non è possibile giungere a nessuna conclusione definitiva.

Tra i più recenti studi sull’argomento, a inizio marzo su una prestigiosa rivista scientifica alcuni ricercatori hanno dimostrato che la supplementazione con il resveratrolo e la curcumina non modificava la risposta infiammatoria a un pasto ricco di grassi negli adulti anziani con obesità addominale (2). Gli obiettivi dello studio, che ha coinvolto 11 uomini e 11 donne in postmenopausa, sono stati valutare: a) la biodisponibilità del resveratrolo consumato in combinazione con la curcumina dopo il consumo di un pasto ricco di grassi e b) gli effetti combinati di entrambi sulla risposta infiammatoria postprandiale di soggetti con obesità addominale. La supplementazione con resveratrolo e curcuma non ha determinato effetti sulla risposta infiammatoria postprandiale a un pasto a elevato contenuto di grassi. Sarebbe, secondo gli autori, altresì interessante verificare una possibile risposta vascolare a un pasto a elevato contenuto di grassi.

La curcuma ci trae in inganno?

In conclusione, saranno necessari ulteriori studi prospettici su larga scala, ben progettati per quanto riguarda i tempi di follow-up, il dosaggio, la formulazione e la durata dell’integrazione con curcumina, così da non giungere a conclusioni affrettate. Inoltre, dovrebbero essere presi in considerazione con attenzione i potenziali fattori confondenti per ogni malattia cronica. Un possibile freno al beneficio potrebbe essere dato dal mix di composti che risultano estratti dalla curcuma, al cui interno non c’è soltanto la curcumina. Sono, queste, condizioni indispensabili per capire quali potrebbero essere i benefici reali legati a questo genere di supplementazione. Se piace, la curcumina, può essere usata in cucina, ma sperare di servire in tavola un elisir di lunga vita rischia di diventare una deludente illusione in un falso antidoto contro le malattie croniche e il naturale incedere della vita.


1) Effects of curcumin consumption on human chronic diseases: A narrative review of the most recent clinical data 
Phytotherapy Research 2018;1:19

2) Supplementation with Resveratrol and Curcumin Does Not Affect the Inflammatory Response to a High-Fat Meal in Older Adults with Abdominal Obesity: A Randomized, Placebo-Controlled Crossover Trial
The Journal of Nutrition 2018;148(3):379-88

 

PER FARE CHIAREZZA

La curcuma è una pianta appartenente alla famiglia delle Zingiberaceae, comprendente 80 specie conosciute tra le quali, quella più utilizzata, è la Curcuma longa. Fin dall’antichità gli impieghi della curcuma sono stati numerosissimi: alimentare, medico, tessile e cosmetico. A tal proposito, va chiarita la differenza esistente tra la polvere di curcuma, ricavata dalla pianta e utilizzata in campo alimentare, e i componenti attivi contenuti in essa: i curcuminoidi, responsabili delle attività terapeutiche.

Tra i curcuminoidi, il principio attivo maggiormente presente, in termini di quantità, è la curcumina (da alcuni ritenuta ricca di proprietà straordinarie, antinfiammatorie, antiossidanti e antidolorifiche) ma anche altri due principi attivi altrettanto importanti: la demetossicurcumina e la bis-demetossicurcumina, i quali presentano proprietà terapeutiche paragonabili alla curcumina stessa.

Partendo da tali considerazioni, la condizione necessaria affinché si abbiano gli effetti terapeutici osannati da alcuni è riuscire ad avere nel sangue un’elevata concentrazione di questi componenti attivi. Condizione che non si verifica dopo assunzione orale della curcuma come tale, poiché la curcumina in essa contenuta presenta due criticità importanti: un basso assorbimento intestinale e un elevato metabolismo di primo passaggio epatico (distruzione dei principi attivi durante il passaggio degli stessi attraverso il fegato, prima di raggiungere il circolo sanguigno sistemico). Criticità che rendono la curcumina e gli altri curcuminoidi poco biodisponibili e, di conseguenza, impediscono agli attivi di svolgere appieno la loro attività.