Rosa Anna Rabini – Per una diabetologia fatta di professionisti giovani e motivati, che sappiano attuare i cambiamenti che ci aspettano

Diabetologa laureatasi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e specializzatasi in Medicina interna presso l’Università Politecnica delle Marche, Rosa Anna Rabini ha lavorato per numerosi anni presso la Diabetologia dell’INRCA di Ancona ed è attualmente direttore della unità operativa complessa di Diabetologia e Malattie Metaboliche della AST di Ascoli Piceno. Dal 2000 iscritta ad AMD, ha svolto il ruolo di vicepresidente regionale per il biennio 2023-2025. È stata attiva in ambito societario partecipando al gruppo a progetto sulla Health Economy nel 2023-2025 e frequentando corsi avanzati di formazione AMD, tra cui il Corso di Metodologia della Ricerca Clinica del GIMBE nel 2008-2009 e il corso General Management per Diabetologi della SDA Bocconi nel 2024-2025.

Dottoressa Rabini, perché ha deciso di diventare presidente della sezione AMD Marche?
L’AMD è una società scientifica con una forte presenza nel territorio della nostra regione, in cui fin dalla sua fondazione ha svolto un’importante attività proponendo anche modelli organizzativi assistenziali innovativi. Per fare un esempio dell’incisività e diffusione territoriale della società, tutti i Centri specialistici della nostra regione partecipano all’iniziativa degli Annali AMD e utilizzano l’elaborazione dati degli Annali come mezzo per la revisione e il miglioramento della qualità assistenziale. Per questo diventare presidente della sezione AMD Marche è un onore, ma significa anche assumere il compito impegnativo di continuare le attività intraprese dai precedenti direttivi regionali.

Come si sente in questo ruolo?
Piena di entusiasmo e di energia nell’iniziare questo nuovo percorso. Ringrazio tutti i soci che hanno sostenuto la mia scelta come presidente regionale e cercherò di coinvolgere tutti nelle scelte decisionali e nelle iniziative sul campo, per crescere sempre più come società scientifica e come “comunità” diabetologica.

Quali saranno le sue principali aree di intervento nei prossimi anni?
Con il nuovo Consiglio Direttivo abbiamo già identificato alcune aree di intervento formativo non solo rivolto ai medici diabetologi ma anche ai membri del team diabetologico – infermieri e dietisti.

Ovvero?
Nell’ambito delle nuove tecnologie, in modo da fornire competenze e abilità pratiche in particolare nella gestione dei sensori glicemici, sempre più utilizzati nella nostra regione anche per le persone con diabete tipo 2. Nell’educazione, mirando alla sana e corretta alimentazione considerando la presenza di una fetta sempre più numerosa di persone con diabete di origine non italiana (circa il 10% dei nostri pazienti e fino al 60% delle donne con diabete gestazionale afferenti ai Centri regionali). Per quanto riguarda l’educazione alimentare e ai corretti stili di vita ci sembra anche importante intervenire in ambito di prevenzione, considerando eventuali collaborazioni con l’ambiente scolastico e sportivo.

Qual è la sua visione per lo sviluppo della diabetologia nella sua regione?
La nostra regione ha già sviluppato negli anni la Rete Diabetologica Marche, un sistema integrato per la prevenzione e gestione del diabete e delle sue complicanze implementando una fitta rete di Centri diabetologici collegati da una cartella clinica elettronica condivisa e fornendo, con un team multidisciplinare, un’assistenza incentrata sulle esigenze del paziente e della sua famiglia. La Rete Diabetologica marchigiana è stata riconosciuta come best clinical practice dalla Commissione Europea, nel 2021 nell’ambito delle cure primarie e nel 2022 nell’ambito dell’iniziativa sulle malattie non trasmissibili. Per un ulteriore sviluppo della Rete mi sembra necessario passare da una rete “funzionale” a una “strutturale”, con l’istituzione di un vero e proprio dipartimento regionale con autonomia organizzativa e gestionale, come già previsto dal più recente Piano Socio-Sanitario regionale.

C’è un progetto o una sfida che considera particolarmente urgente?
La Rete Diabetologica Marche è stata scelta per partecipare all’azione congiunta della Commissione Europea JACARDI (Joint Action on Cardiovascular Diseases and Diabetes) 2023-2027 attraverso cinque interventi pilota. Questi includono la standardizzazione dei materiali educativi destinati ai pazienti, la creazione di un registro regionale del diabete per un monitoraggio efficace e continuo, la revisione dei percorsi assistenziali al fine di migliorarne efficienza e capacità di presa in carico, la sperimentazione di strumenti per l’autogestione del diabete tipo 2, e uno screening integrato per diabete e malattie cardiovascolari rivolto alle fasce di popolazione a rischio. La sfida che considero urgente è riuscire a livello regionale a portare a termine con successo questi cinque progetti, che possono rappresentare la base di un ulteriore sviluppo delle nostre attività.

Come intende rafforzare la collaborazione tra i diversi Centri di diabetologia regionali?
Come detto, l’integrazione tra i Centri avviene già nell’ambito della Rete Diabetologica Marche, tramite la cartella clinica condivisa in tempo reale, il Comitato tecnico-scientifico diabetologico regionale e la partecipazione ai progetti pilota della JACARDI. Come AMD regionale possiamo essere propositivi nei confronti dei nostri decisori politici per organizzare questa collaborazione in modo più strutturato come dipartimento gestionale e non solo funzionale.

Quale ruolo attribuisce alle sinergie con le istituzioni, le associazioni di pazienti e le altre società scientifiche?
La sinergia con le istituzioni è fondamentale per incidere in modo profondo sulle scelte organizzative locali. In questo ambito AMD regionale ha sempre lavorato in collaborazione con la sezione marchigiana della SID e con le associazioni delle persone con diabete, che nelle Marche sono riunite nella Federazione ATDM – Federazione Marchigiana delle Associazioni Tutela Diabetici.

Quali sono secondo lei le priorità in tema di innovazione clinica e tecnologica nel diabete?
Certamente la sfida in termini di innovazione è l’implementazione nella pratica clinica della telemedicina e dell’intelligenza artificiale. Per quanto riguarda la telemedicina, i Centri diabetologici regionali hanno utilizzato questa modalità nell’epoca COVID, ma successivamente la mancanza di un protocollo operativo e di spazi dedicati nelle agende delle attività cliniche ha causato una netta riduzione dell’uso della televisita/teleconsulto. Attualmente alcuni dei nostri soci sono coinvolti a livello regionale nei tavoli tecnici per l’implementazione della nuova piattaforma di telemedicina prevista dal PNRR e quindi la mia speranza è che sia presto operativa questa nuova modalità di visita, che permetterebbe una maggiore accessibilità ai nostri servizi. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale alcuni dei Centri diabetologici regionali sono stati coinvolti nei progetti di ricerca AMD su questa tematica e quindi siamo già entrati in diverse sperimentazioni che la utilizzano in ambito clinico.

Quale modello organizzativo ritiene più efficace per migliorare l’accesso e la qualità dell’assistenza?
Rimane più che mai valido il modello della gestione integrata con i medici di medicina generale, considerando anche il numero sempre crescente delle persone con diabete. A livello di tavolo tecnico regionale stiamo già lavorando a un aggiornamento del protocollo della presa in carico della persona con diabete, cercando di coinvolgere anche le associazioni dei medici di medicina generale nell’individuazione dei percorsi e nella stesura del documento. Per una efficace gestione integrata è essenziale una comunicazione in tempo reale tra le cartelle cliniche della medicina generale e la cartella diabetologica regionale, che potrà essere attuata anche tramite il fascicolo sanitario elettronico.

In che modo ritiene importante coinvolgere attivamente i soci nella vita della sezione, soprattutto i giovani?
È importante il messaggio che facendo squadra si riescono a raggiungere gli obiettivi. Per quanto riguarda i giovani penso sia utile coinvolgerli nella progettazione di eventi formativi che possano aiutarli a crescere professionalmente, dando anche incarichi specifici per compiti che possano coinvolgerli e valorizzarli. In poche parole, è importante una partecipazione attiva e propositiva.

Quali risultati vorrebbe poter raccontare al termine del suo mandato?
Mi piacerebbe aver contribuito a creare una squadra di professionisti giovani e motivati, che sappiano collaborare nell’attuare i cambiamenti che ci aspettano nel settore diabetologico (organizzativi e tecnologici). Spero inoltre che AMD Marche sia sempre più coinvolto nelle attività proposte a livello nazionale.

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